Che Gaza da cinque mesi sia diventata per Israele un terreno in cui sperimentare nuove armi e dispositivi di sicurezza, nessuno ha mai avuto dubbi. Qualche giorno fa, ad esempio, le forze armate israeliane riferivano di aver colpito «50 obiettivi di Hamas» nel giro di pochi secondi. Sotto le bombe ci sono però i civili che dovranno guardarsi anche dai cani-robot, oltre a quelli veri, impiegati, afferma Israele, nelle operazioni di «ricerca e cattura di terroristi».

Il giornale Haaretz rivela che per evitare perdite di soldati e cani, l’esercito a Gaza sta sperimentando l’uso di robot e cani telecomandati, dotati anche di droni, che sostituiscono i cani in determinate situazioni.

Il più usato è il Vision 60, realizzato da Ghost Robotics con sede a Filadelfia. Un altro è il Rooster. Sorvegliano edifici, spazi aperti e tunnel, possono camminare per10 chilometri a una velocità di tre metri al secondo e hanno una autonomia di tre ore. Il loro impiego a Gaza serve inoltre a migliorarne le prestazioni e a favorire le vendite in tutto il mondo. Sono usati anche bulldozer telecomandati, così da distruggere le case, le infrastrutture civili di Gaza, senza rischiare la vita del pilota.

I civili di Gaza non hanno robot che si fanno ammazzare al posto loro. Lo spiegano gli oltre 30mila palestinesi uccisi dall’inizio dell’offensiva israeliana contro Gaza.

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Ogni giorno decine di persone si aggiungono alla lista dei morti diffusa dal ministero della sanità e nuovi rapporti dei centri per i diritti umani denunciano crimini e abusi. I soldati israeliani avrebbero ucciso palestinesi investendoli con carri armati e veicoli blindati si legge in un rapporto presentato ieri dall’Osservatorio Euro-Med per i diritti umani.

Tra i casi citati, un palestinese di Zaytoun (Gaza City) investito intenzionalmente il 29 febbraio da un mezzo corazzato. E quello di un carro armato passato il 23 febbraio su una roulotte a Khan Younis uccidendo due membri della famiglia Ghannam.

Donne palestinesi piangono i loro cari uccisi in un bombardamento israeliano sulla città di Rafah
Donne palestinesi piangono i loro cari uccisi in un bombardamento israeliano sulla città di Rafah, foto Ap

Nel 150esimo giorno di offensiva israeliana, i palestinesi hanno diffuso cifre drammatiche: 30.534 uccisi a quali si aggiungono circa 7mila dispersi. Tra le vittime oltre 13mila minori, 15 bambini morti per malnutrizione, 8.900 donne, 364 operatori sanitari, 48 membri della Protezione civile,132 operatori dell’informazione.

Alcune delle organizzazioni umanitarie più importanti come Norwegian Refugee Council, CARE International, Oxfam, Save the Children hanno espresso profonda preoccupazione per la sospensione dei finanziamenti per l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, l’Unrwa, in un momento in cui la carestia incombe e le epidemie stanno peggiorando.

Si rivolgono all’Assemblea Generale dell’Onu affinché esorti gli Stati membri a riconoscere che nessun’altra agenzia umanitaria può sostituirsi all’Unrwa. L’appello è giunto mentre Israele rilancia le sue accuse sostenendo che all’agenzia sarebbero impiegati «450 terroristi di Hamas e Jihad».

La portavoce dell’Unrwa, Juliette Touma, ha risposto riferendo che Israele ha torturato alcuni membri del suo staff, costringendoli a fare false confessioni sui legami dell’agenzia con Hamas. «Le false confessioni ottenute sotto tortura vengono utilizzate per diffondere la disinformazione sull’Agenzia come parte dei tentativi di smantellare l’Unrwa», ha affermato Touma.

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Dopo 150 giorni di bombardamenti, il cessate il fuoco di sei settimane che Joe Biden riteneva a portata di mano, resta lontano. I colloqui al Cairo proseguono ma fino ad ora non è stato ancora raggiunto alcun accordo, ha ammesso il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry.

Israele non ha inviato la sua delegazione nella capitale egiziana perché Hamas non ha fornito la lista con i nomi dei circa 130 ostaggi israeliani ancora in vita.

Il movimento islamico replica di non conoscere le condizioni di tutti i sequestrati, alcuni dei quali sono nelle mani di altre organizzazioni. Hamas, secondo alcune fonti, sarebbe disposto ad abbassare il numero dei prigionieri palestinesi di cui chiede la scarcerazione in cambio della liberazione a scaglioni degli ostaggi. Insiste sul ritiro di Israele dai principali centri abitati di Gaza, sul ritorno degli sfollati nel nord della Striscia e sull’ingresso di aiuti umanitari senza restrizioni.

Nel gabinetto di guerra israeliano prevale ancora la linea intransigente del premier Netanyahu e dell’estrema destra. E non vengono prese le decisioni che si aspettano i familiari dei sequestrati – in continua protesta a Tel Aviv e Gerusalemme – e gli americani.

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Su ciò pesa anche la visita negli Usa, cominciata domenica, di Benny Gantz senza l’autorizzazione di Netanyahu che ha reagito con rabbia alla notizia. L’ex capo di stato maggiore e leader del partito di centrodestra Unione nazionale, aveva ieri in programma colloqui con il segretario di Stato Antony Blinken, il Consigliere per la sicurezza nazionale Jack Sullivan e la vicepresidente Kamala Harris.

Quest’ultima, due giorni fa, ha pronunciato un discorso senza precedenti a sostegno del cessate il fuoco a Gaza che è apparso un attacco diretto a Netanyahu.

Resta grave la situazione in Cisgiordania dove le forze armate israeliane hanno fatto una incursione senza precedenti negli ultimi anni a Ramallah, il quartier generale dell’Autorità nazionale di Abu Mazen.

Un ragazzo di 16 anni è stato ucciso e altri 55 palestinesi sono stati arrestati. Evidente lo scopo di segnalare al presidente palestinese che Israele non riconosce il suo ruolo in un possibile governo futuro di Gaza. Un bambino di 10 anni è stato colpito alla testa e ucciso da colpi sparati da soldati a Burin (Nablus). Almeno 400 palestinesi sono stati uccisi da soldati e coloni israeliani dal 7 ottobre. In un’altra incursione militare a Tulkarem, le ruspe dell’esercito hanno distrutto la strada principale nel campo profughi.

Si avvicina al baratro di un nuovo fronte di guerra lo scontro alla frontiera tra Hezbollah e Israele. Il movimento sciita libanese afferma di aver sventato un tentativo di infiltrazione dell’esercito israeliano. Ha poi sparato missili anticarro uccidendo un manovale thailandese e ferendo altre sette persone in un frutteto della località israeliana di Margaliot. Subito dopo caccia israeliani hanno colpito l’area di Shekhin e la zona Ayat al Sha’ab, sempre nel sud del Libano facendo vittime.