La mattina le poco convinte rassicurazioni del ministro Di Maio. A sera la scontata richiesta di proroga di Fs, la terza dalla prima scadenza del 31 gennaio.
Come anticipato dal manifesto, è arrivata la richiesta di più tempo per la nuova Alitala. Il progetto di Ferrovie dello Stato non ha abbastanza soci e capitale e non può ancora decollare e presentare il piano industriale.

ARRIVATI ALLA SCADENZA del 30 aprile, la compagine messa insieme dalla società ferroviaria nella prima alleanza ferro-cielo al mondo non è sufficiente per completare la newco per la nuova compagnia. Per questo il gruppo guidato da Gianfranco Battisti ha chiesto una proroga, sulla quale ora decideranno i commissari straordinari – gli stessi che un mese fa parlavano apertamente di rischio di messa in liquidazione – di concerto con il governo.

La richiesta di proroga si è concretizzata dopo la riunione del consiglio di amministrazione delle Fs che, si legge in uno stringato comunicato, «ha preso in esame il tema della proroga del termine del dossier Alitalia». La lettera destinata alla terna commissariale – Laghi, Discepolo, Paleari, quest’ultimo papabile nuova ad – dovrebbe chiedere un rinvio minimo, fino alla meta di maggio per non scavallare le elezioni europee del 26 maggio. Anche perché in questo caso il peso della Lega – sempre più scettica rispetto al piano Di Maio – potrebbe ribaltare lo scenario e riportare in auge Lufthansa e i suoi 4mila esuberi su 11mila dipendenti totali.

L’AD DI FS GIANFRANCO BATTISTI non ha avuto alternative: alla composizione della compagine azionaria manca ben il 40%, per aggiungersi al 30% delle Fs, al 15% di Delta Air Lines e al 15% del Mef. Il tutto per arrivare ad un capitale di soli 900 milioni, già molto basso anche per una compagnia regionale.

Come detto, in mattinata da Varsavia Di Maio cercava di spargere false certezze, puntando sul totem «nazionalizzazione». «So che ci sono preoccupazioni – aveva esordito – ma la questione che non deve essere mai dimenticata è che dentro Alitalia ci saranno Mef e Ferrovie dello Stato, quindi c’e una presenza massiccia dello Stato che ci consentirà di nominare la governance dell’azienda» a cui potrebbe aggiungersi il fondi quattro ‘R’, gestito da Cassa depositi e prestiti (Cdp). Di Maio era stato costretto perfino ad evocare Toto («Se domani arriveranno proposte da coloro che finora si sono palesati finora solo a livello di stampa, capiremo cosa fare») per poi rassicurare che «altrimenti le soluzioni ci sono già e potremo andare avanti comunque». Il tentativo di distinguere questa caccia disperata di soci e capitali dalla cordata di Berlusconi è quasi patetica: «Non cerchiamo capitani coraggiosi per cercare di metterci una toppa, io voglio essere l’ultimo ministro dello Sviluppo Economico ad occuparmi di Alitalia».

E mentre prosegue il pressing su Atlantia, il primo vero obiettivo, anche se la posizione ufficiale della holding dei Benetton – schifata ai tempi del ponte Morandi – resta quella espressa dall’ad Castellucci in assemblea: non possiamo aprire un altro fronte.

Lo scenario migliore sarebbe quello del rafforzamento della partecipazione da parte di Delta e la ricerca di un altro partner esterno, dopo il tentativo, ormai superato, con Eastern China.

I SINDACATI AVEVANO GIÀ annusato l’aria e per questo è imminente la proclamazione dello sciopero da parte di Filt Cgil e Uilt. Già oggi, annuncia il segretario generale della Uiltrasporti Claudio Tarlazzi, «è possibile che noi si possa proclamare una giornata di mobilitazione nel mese di maggio, considerato che il governo elude il confronto con il sindacato. Ci pare che stia regnando la più completa confusione nella strategia di rilancio di Alitalia: la scelta degli investitori appare sempre più come una scelta politica,». La data – anche questa anticipata dal manifesto – è quella di martedì 21 maggio.

Anche se c’è sempre da vincere la resistenza della Fit Cisl, restia a scioperare. Mentre Cub e Usb continuano a chiedere una nazionalizzazione «vera e completa da parte dello stato».