Se, in vista della prova costume, avete curiosato su un annuncio che promette di trasformarvi, grazie a miracolosi esercizi, in silfidi nell’arco di trenta giorni, sapete già che ogni volta che aprirete internet sarete inondati da proposte di applicazioni che, per più o meno modica cifra mensile, vi mostrano come potreste diventare affidandovi ai loro consigli, e per convincervi vi mostrano un prima e un dopo, molto poco realistico, che con la rapidità di un Photoshop, equivalente alla bacchetta magica, cancellano rotolini di grasso, cellulite, rughe, cascami vari.

Chi pratica la ginnastica e conosce il corpo, sa che senza costanza, tempo, una buona guida e una strategia combinata, nessun sedere passerà nel giro di un mese dal piatto al possente, articolo che ultimamente pare essere molto apprezzato ed esibito. Insomma, se si vuole ben figurare in luglio, nel migliore dei casi bisogna cominciare a pensarci almeno a settembre, dell’anno prima. C’è tuttavia una parte del nostro involucro che può essere domata all’ultimo momento, i peli, e qui si entra in uno sconfinato mercato di epilazioni radicali via laser, rasoi, cerette, creme, macchinette strappapeli.
Che cosa ci abbiano fatto di male quei poveretti per essere considerati con tanto orrore, bisognerebbe chiederlo a chi si è inventato che si è presentabili solo se glabre o glabri. Avendo anch’io subito quel lavaggio del gusto, non avrei il coraggio di andare in giro come quella meravigliosa ragazza, incontrata pochi giorni fa su un treno, che parlava perfettamente tedesco, spagnolo, francese, inglese, aveva il volto angelico e le gambe irsute, testimonial di quella giovane generazione che contesta i modelli estetici imperanti e che la peluria se la tiene dappertutto.
Da qualche anno, la smania di essere lisci ha preso anche i maschi. È di pochi giorni fa l’email di una nota casa cosmetica specializzata in depilazioni che mi informa, grazie a un’indagine del 2021, che «Su un campione di 1.000 uomini tra i 18 e i 54 anni, emerge che il 60% ricorre alle pratiche depilatorie. Tra le parti maggiormente ripulite ci sono le ascelle (65%), le zone intime (61%), il petto (58%)».
Aggiunge, l’informativa, che i più fanatici hanno fra i 35 e 54 anni (77%), e fra i 18 e i 34 (74%), che abitano più al sud e nelle isole (78%), poi nel nordest (73%), nel centro (69%) e infine in nordovest (67%), e che: «Nonostante ciò, non tutti gli uomini riescono ad individuare il prodotto migliore in relazione alle varie zone del corpo». Vuol dire che i maschi, essendo arrivati sul mercato del pelo da poco, spesso usano metodi barbari, come il rasoio, senza nemmeno lenire la pelle con creme rinfrescanti, cosa che provoca graffi, tagli, irritazioni e i maledetti peli incarniti, che se uno li ha provati sa quanto siano fastidiosi.
Per salvare questa massa di uomini ignari di quello che noi, dopo decenni di pratica, sappiamo benissimo, la suddetta casa ha messo sul mercato prodotti appositi corredati da opportune istruzioni. Ma quel che più dovrebbe attirare gli acquirenti è lo slogan che, ammiccante, recita «Mai più feriti nell’intimo», dove per intimo si intendono proprio le zone circostanti e dentro le mutande, ovvero, come dice la pubblicità, «inguine, base del pene, scroto, glutei».

Se all’inizio lo slogan mi sembrava un tantino ipertrofico, perché l’intimo è una categoria dagli ampi e profondi significati anche simbolici, leggendo la specifica delle parti anatomiche ho capito che quel «feriti» era dolorosamente letterale. E allora ben venga chi soccorre, anche solo con una crema, certo masochismo maschile.

mariangela.mianiti@gmail.com