La voce sempre chiara e pulita, delicata, segue brani che si accompagnano a chitarra e piano. Un album che già dal titolo induce alla ricerca di sè stessi e che ha come fulcro principale l’uomo. Mental Illness appunto malattie mentali. Introspettivo e dai toni caldi, è stata la stessa cantautrice sulle pagine di Rolling Stone America a definire l’album come, il più: «triste e lento della sua carriera», sicuramente con un velo di ironia ma senza andare lontana dal vero mood dell’album. Ma non è un peccato, anzi.

Gli undici braniscorrono dentro l’anima e sono perfetti accanto alla sua voce da sempre ammaliatrice e gentile allo stesso tempo. Bisogna scavare dentro se stessi per comprendere e abbattere le paure, anche quelle mentali. Brani come Good for me, Patience zero, You never loved me mostrano il meglio della narrativa di Aimee Ann che a 57 anni si conferma una delle migliori cantautrici. Una raccolta che si palese come l’ennesima prova che la gentilezza e la forza espressiva appartengono alle donne ed oggi c’è bisogno di ribadirlo più che mai. Sono i contrasti, come in questo album, di bellezza e grinta a definire l’universo femminile.