Lidia è stata una figura straordinaria, che ha fatto parte integrante, infaticabile e sempre  originale, della storia de il manifesto. Fin dal 1969, quando la sua storia di cattolica dissidente – uscita con lettera polemica dalla Democrazia cristiana – si incrociò con il gruppo che veniva radiato dal partito comunista per posizioni considerate troppo di sinistra.

Luciana Castellina, Lucio Magri, Filippo Maone, Eliseo Milani, Valentino Parlato, Luigi Pintor, Rossana Rossanda – tra gli altri- divennero le compagne e i compagni di una lunga parte della sua vita.

Era stata la prima donna a diventare assessora ai servizi sociali nella provincia di Bolzano nel 1964, ma si trasferì presto a Milano dove assunse un incarico presso l’università cattolica, che non le fu rinnovato per motivi politici.

Il movimento del ’68 la coinvolse, infatti, profondamente. Partecipò alle diverse iniziative della contestazione cattolica, nonché ai moti studenteschi e operai.

Fu naturale per lei, dunque, ritrovarsi con gli omologhi eretici di un’altra chiesa. E proprio quelle peculiarità contribuirono a fare de il manifesto (il quotidiano e il partito che si chiamò poi Pdup per il comunismo) un’esperienza profonda e complessa. Si realizzò la congiunzione della critica organica del sistema capitalistico con le parzialità dei movimenti o dei comunisti che non sapevano di esserlo, come diceva Lidia.

Fu consigliera comunale di Roma, venne eletta alla regione Lazio, divenne responsabile dell’unione donne italiane, entrò nel 2006 in senato, dove rimase in una legislatura tesa e conflittuale.

Doveva essere, portandovi le istanze pacifiste, presidente della commissione difesa. Ma le venne preferito il De Gregorio diventato noto per vicende giudiziarie. Nel frattempo, dopo non aver seguito la confluenza del Pdup nel Pci a fine del 1984, si era avvicinata a Rifondazione comunista, nelle cui fila è rimasta fino ala fine.

Difficile fare la sintesi di una vita così intensa. Ci si dovrà tornare con maggiore accuratezza.

Tuttavia, è importante ricordare subito almeno due dei fili conduttori di un’esperienza teorica e pratica grandissima: l’impegno nell’universo femminista, di cui costituì un fondamentale riferimento; l’impegno nell’associazione nazionale partigiani, al cui comitato nazionale partecipò fin dal 2011.

Giovanissima era stata un’attivissima staffetta partigiana. E, non a caso, forse il suo ultimo intervento pubblico si tenne proprio nella riuscita manifestazione virtuale dello scorso 25 aprile.

Ci stringiamo ai suoi cari, alle compagne e ai compagni che l’hanno seguita fino all’ultimo, alle tantissime persone che l’hanno ritenuta la riterranno sempre un figura straordinaria. Un esempio. Espressione di una politica bella e probabilmente irripetibile, che Lidia ha contribuito a rendere ancora più bella.

 

7 dicembre 2020, l’ultimo saluto 

Commemorazione a Bolzano. Musicista Marcello Fera. Parla Guido Margheri dell’Anpi.

I funerali di Lidia Menapace si terranno giovedì 10 dicembre alle 15 presso il cimitero di Bolzano. Seguirà la commemorazione. Probabilmente sarà tumulata in Val di Non accanto al marito Nene

Il messaggio inviato dal Presidente della Repubblica al Presidente nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo, per la scomparsa della partigiana Lidia Menapace

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Presidente nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo, il seguente messaggio:

«Scompare con Lidia Brisca Menapace una figura particolarmente intensa di intellettuale e dirigente politica espressione del dibattito autentico che ha attraversato il Novecento. Staffetta partigiana in Val d’Ossola, brillante laureata presso l’Università Cattolica di Milano, dove sarà lettore di lingua italiana, dirigente della Democrazia Cristiana e vice presidente della Provincia di Bolzano, animatrice del movimento delle donne, tra i fondatori del Manifesto e, infine, senatore per Rifondazione comunista nella XV legislatura repubblicana, Lidia Menapace è stata fortemente impegnata sui temi della pace, con la Convenzione permanente delle donne contro tutte le guerre. I valori che ha coltivato e ricercato nella sua vita – antifascismo, libertà, democrazia, pace, uguaglianza – sono quelli fatti propri dalla Costituzione italiana e costituiscono un insegnamento per le giovani generazioni».

Sergio Mattarella