Quota 100 non c’è più. Il Reddito di cittadinanza c’è ancora. La riforma fiscale ci sarà. La giornata che si conclude con il consiglio dei ministri che approva all’unanimità il Documento programmatico di bilancio, la ripartizione dei 23-24 miliardi della prossima legge di bilancio, è lunga e a tratti tesa ma meno di quanto ci si sarebbe aspettati dando retta ai ruggiti di Salvini. La Lega non combatte: tratta la resa. Prima nella cabina di regia, poi in cdm, prova ad addolcire la pillola, ma quella revisione profonda della riforma Fornero, fiore all’occhiello del governo giallo-verde, non c’è più.

I LEGHISTI INSISTONO per passare a quota 102, pensione a 64 anni con 38 di contributi, nel 2024. Tentano di aggirare l’ostacolo chiedendo di puntare sullo scivolo anche nelle piccole e medie imprese. Draghi e Franco non deflettono: Quota 100 è nel mirino di Bruxelles, l’Europa non può aspettare. Di formalizzato non c’è niente ma il massimo che Draghi concede è quota 102 quest’anno, destinata a diventare quota 104 l’anno prossimo. Dovrebbe voler dire pensione a 66 anni invece che ai 67 fissati dal governo Monti e non si capisce per quanto. Elsa Fornero è tornata, e da trionfatrice.

LA LEGA CI PROVA, discute, tratta. Alla fine vota, sia pure «con riserva politica». È uno spiraglio per ulteriori trattative prima del varo della legge di bilancio atteso nel giro di una settimana o poco più. Ma l’ipotesi di un voto contrario sulla manovra rasenta la fantapolitica: Quota 100 è stata espugnata e Salvini non potrà che fare buon viso a cattivissimo gioco. I sindacati insistono per interventi d’altro tipo: incremento secco della flessibilità, pensionamento anticipato per i lavori usuranti. La risposta del governo ancora non c’è ma su quel fronte l’Europa è rimasta rigida ed è un’ipoteca pesante.

IL RDC INVECE RIMANE, con uno stanziamento ulteriore di 1,1 miliardi, per un totale complessivo di 8,8. Ad annunciare la lieta novella era stato, prima ancora che il cdm aprisse i battenti, il quasi leader del M5S Conte. Però la conferma del Reddito è una vittoria non dei 5S ma della realtà, alla quale si sa che Mario il Pragmatico presta orecchio più che a qualsiasi altra voce. Il Reddito è stato essenziale nel permettere al Paese di reggere la tempesta Covid. Ha evitato che la situazione diventasse per moltissimi tragica. Nonostante il rilancio la situazione dell’occupazione non è tornata ai livelli del 2019, quando si doveva già parlare di crisi occupazionale grave. Privarsi di quell’ammortizzatore è impossibile

IN COMPENSO IL GOVERNO promette di rimaneggiare le regole del Rdc: filtri severi per evitare accessi immeritati, sanzioni per chi rifiuta per la seconda volta una «offerta congrua», problema che si porrà quando le offerte congrue ci saranno, probabile eliminazione dei navigator. Il governo spera di risparmiare così il miliardo e passa in più che verrà stanziato ma in merito l’ottimismo è scarso. Il capitolo ammortizzatori però non si esaurirà con la conferma del Reddito. Dovrebbe essere previsto, condizionale d’obbligo dato che nei particolari né Draghi né Franco si sono sbottonati troppo, l’ampliamento della Cig e il potenziamento della Naspi. Un paio di miliardi andranno alla Sanità ed è anche questo un elemento positivo.

IL PEZZO FORTE della prima manovra targata Draghi sarà la riforma fiscale, non a caso è l’unica voce sulla quale il laconico Franco, in cabina di regia, fornisce una cifra quasi precisa: 7-8 miliardi. A Italia viva e a Fi non bastano. È proprio su questo punto che la discussione prosegue più a lungo e più accalorata. Forzisti e renziani strepitano: l’occasione è unica, bisogna investire quanto più possibile sul fisco, almeno 10 miliardi, meglio 15. Ma lo stanziamento, peraltro cospicuo, non cambia. I miliardi dovrebbero restare 8. A cosa serviranno ancora non è ben chiaro. Verrà abbattuta l’ignobile tassa sugli assorbenti ed era ora anche se non basta a compensare la cancellazione di Opzione donna; Plastic e Sugar Tax verrano rinviate all’anno prossimo, ma è contorno. I piatti forti saranno gli interventi sul cuneo fiscale e sull’Irpef.

Alla fine, in attesa che la legge di bilancio chiarisca i molti interrogativi inevasi, tutti si mostrano equamente insoddisfatti: troppa timidezza sul fisco, troppi interventi promessi, o minacciati, sul Rdc. In gran parte si tratta però di mercanteggiamento. Il solo partito ad avere concreti motivi per piangere è la Lega.