Dopo le abituali sigle produttive di apertura dei film, c’è una voce che inizia a parlare sul buio prima di rivelarsi. Un medico comunica la diagnosi a un paziente: ha un cancro ai polmoni ormai in fase avanzata che potrebbe attaccare altri organi. Con terapia potrebbe campare forse un anno. Senza rimangono sei mesi di vita. Letale, un po’ come sarà il film che dopo l’annuncio comincia a disvelarsi. Il paziente è Richard (Johnny Depp) docente universitario di letteratura, che esce comprensibilmente sconvolto da quel colloquio, ma assolutamente intenzionato a non sottoporsi ai trattamenti.

Richard è sposato con Veronica (Rosemarie DeWitt), ma da tempo i due si limitano solo a dividere la casa dove abitano. Hanno una figlia (Odessa Young) che si affaccia all’età adulta, tra incomprensioni materne e complicità paterne, riconfermate anche quando annuncia che sessualmente predilige le donne. Richard invece non riesce a fare coming out della sua malattia, in compenso cambia completamente vita, dando un calcio a tutte le convenzioni, con gli studenti, coi docenti, con gli amici. Il regista, e sceneggiatore, è Wayne Roberts, al suo secondo film, il primo dal titolo Katie Says Goodbye non è mai arrivato sui nostri schermi, questo originariamente aveva per titolo Richard Says Goodbye, poi ridotto a The Professor, prima di tradursi in Arrivederci professore. Così, mentre il mercato statunitense lo ha decisamente rifiutato (mojo lo considera tra i dieci peggiori della stagione e i giudizi in rete sono tremendi), da noi invece sta conoscendo un insperato successo, seppure dovuto alla pochezza complessiva del botteghino nostrano.

E ALLORA tocca cercare di capire cosa sia mai successo. La prima cosa che potrebbe avere spinto alla curiosità nei confronti di una pellicola piuttosto sciatta (ci sono imbarazzanti svarioni di editing) è il rapporto studenti-professore. Ma qui siamo piuttosto lontani da L’attimo fuggente e da altri titoli che hanno dato lustro alla questione. Il rapporto tra Richard e i suoi ragazzi, quelli scelti, perché gli altri li ha cacciati dal corso, è piuttosto scostante con indistinto retrogusto sessuale. Anche in famiglia nulla viene davvero affrontato, se non con un frettoloso finale. Solo Johnny Depp sembra essere in grado di caricarsi sul groppone il peso dell’intero film, forse perché attratto da un personaggio che da quando lo vediamo indulge pesantemente verso alcol e droghe, si concede rapporti occasionali prima impensabili e sembra voler vivere all’insegna del carpe diem togliendosi tutti i sassolini e qualche pietra che anni di conformismo gli avevano recapitato.

MA TUTTO sembra un po’ artificiale, come il New England ricostruito in Canada, forse qualcuno può ancora sorridere agli ammiccamenti del protagonista e alle battute che deve pronunciare, ma alcuni sermoni esistenziali suonano davvero indisponenti e pomposi. Se non altro quel che dice il medico che apre la storia del film preclude qualsiasi ipotesi di sequel.