Dopo la tregua è di nuovo guerriglia tra le strade di Belgrado. Se nella notte di giovedì i manifestanti sono riusciti a isolare le frange violente con un appello sui social a protestare restando seduti per strada, in quella successiva si è assistito a una nuova escalation di violenza.

Malgrado il divieto di assembramento, in migliaia si sono nuovamente radunati nella Piazza del Parlamento per protestare contro la cattiva gestione dell’emergenza sanitaria da parte del governo, accusato di aver mentito sui dati reali del contagio per andare al voto.

Un centinaio di manifestanti ha sfondato le transenne che circondano l’Assemblea, arrivando a spaccare la porta d’ingresso e una telecamera di sorveglianza.

Respinti dalla polizia, hanno poi continuato a scagliare pietre e fumogeni contro il Parlamento. Ci sono state poi tensioni anche tra gruppi di manifestanti: un ragazzo è stato accoltellato a una gamba da un altro manifestante, subito arrestato. In piazza sono scesi anche diversi leader dell’opposizione, da Zoran Lutovac, leader del Partito democratico, Zoran Lutovac, a Vuk Jeremic, presidente del Partito popolare.

Tra questi anche Sedjan Noga, ex esponente del partito di estrema destra Dveri, ora a capo della formazione fascista Svetlost. Tra i manifestanti anche alcuni membri di Obraz, un’organizzazione clerico-fascista molto popolare nei primi anni duemila in Serbia, poi messa al bando nel 2012, che per tutta la notte ha intonato canzoni nazionaliste sul Kosovo. Il resto della piazza si è spaccato, tra manifestanti che hanno deciso di abbandonare la protesta, e altri che hanno continuato a prendervi parte, pur a distanza.

Negli scontri sono rimasti feriti alcuni giornalisticompresa la troupe di Aljazeera, alla quale è stato intimato di non filmare gli scontri, e quella di N1 al cui giornalista Petar Gajic è stato strappato il microfono durante la diretta. Secondo il presidente dell’Associazione dei giornalisti indipendenti in Serbia (Nuns) Zeljko Bodrozic in 4 giorni ci sarebbero stati 21 attacchi ai danni di giornalisti e operatori televisivi.

Gli scontri sono andati avanti fino a mezzanotte passata, quando la polizia in tenuta antisommossa e la gendarmeria sono intervenute per disperdere la folla. Un intervento che ha portato all’arresto di 71 manifestanti. Tra questi anche persone provenienti da Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Tunisia e Gran Bretagna.

Intanto la situazione sanitaria continua ad essere allarmante. Malgrado il lento miglioramento registrato a Novi Pazar, una delle città più colpite dal covid, nella sola giornata di ieri si sono registrati 345 nuovi casi e 12 decessi. La premier serba Ana Brnabic è tornata quindi a minacciare la reintroduzione del coprifuoco a Belgrado, mentre il presidente serbo Aleksandar Vucic ha chiesto ai manifestanti di proseguire le proteste dopo che la curva del contagio sarà calata. Un invito destinato a cadere nel vuoto.