Seicentomila morti, più di quelli caduti durante i cinque anni della Guerra di secessione, il più sanguinoso dei conflitti in cui gli Stati uniti sono stati coinvolti dal 1776 a oggi. Questo è il bilancio provvisorio dell’epidemia in America, un bilancio destinato inevitabilmente ad aggravarsi perché fino ad oggi solo il 55% della popolazione è stato vaccinato.

MALGRADO LO SFORZO EROICO dell’amministrazione Biden, che è riuscita a somministrare 200 milioni di dosi di vaccino nei primi 100 giorni dall’ingresso in carica, la situazione resta incerta e preoccupante perché l’eredità della follia criminale di Donald Trump pesa come un macigno. Lo dimostra un sondaggio diffuso nei giorni scorsi dalla Cbs, secondo cui il 30% degli elettori repubblicani è ben deciso a non vaccinarsi.
Le ragioni addotte sono le più varie: metà di questo gruppo sostiene che il vaccino è ancora troppo sperimentale e che aspetterà di vedere cosa succede. Il 40% afferma semplicemente che «non si fida del governo» e il 33% non ha fiducia negli scienziati, o nelle aziende farmaceutiche che lo producono.

IL PROBLEMA è che, nello stesso tempo, gli americani hanno fretta di tornare a viaggiare (80%), andare a cena con gli amici o al ristorante (71%) e perfino andare in ufficio (72%). Questo, inevitabilmente, creerà nuove occasioni di contagio, in particolare negli stati dove l’epidemia è diventata una questione politica, con i governatori repubblicani che ignorano, o nascondono, il problema e invitano a respirare liberamente senza mascherina. La Florida, per esempio, non diffonde più giornalmente il dato sui nuovi casi pur avendo avuto, nell’arco di un anno e mezzo, 2,3 milioni di contagi e oltre 37.000 morti.

Donald Trump aveva politicizzato il problema, con una serie di dichiarazioni contraddittorie, stravaganti e bizzarre che sono però diventate articoli di fede per i suoi seguaci. Il risultato è che oggi, guardando una mappa delle vaccinazioni, si scopre una perfetta corrispondenza tra la quantità di vaccini somministrati e i voti andati a Biden lo scorso novembre: molti voti per il candidato democratico e molti vaccini (California, New York, Massachusetts). Pochi voti per il candidato democratico e pochi vaccini (Texas, Florida, Wyoming).

Una situazione che, prima ancora di essere un dramma sanitario e un pericolo per il futuro, è una tragedia politica: significa che la spaccatura della società americana è arrivata a toccare questioni di vita e di morte su cui ci dovrebbe essere l’unanimità. La diffidenza verso il governo e verso la scienza alimentata per decenni dai repubblicani registra oggi il suo risultato più nefasto. Pensare che fratture così profonde si possano sanare con accordi nei corridoi del Congresso oppure con generici appelli all’unità è ingenuo.

Gli Stati uniti sono malati e le cause della malattia sono più profonde della semplice presenza di Donald Trump.

IL VERO CANCRO che minaccia la democrazia americana è il potere del denaro, che sfrutta la tendenza alla paralisi delle istituzioni: bloccare qualsiasi iniziativa è ridicolmente facile, grazie al dominio della minoranza sul Senato, al disegno “su misura” delle circoscrizioni elettorali e al finanziamento illimitato da parte delle lobby. Senatori e deputati sono, con poche eccezioni, in vendita al miglior offerente e lo stop ai programmi di Joe Biden, perfino quando riguardano iniziative banali come investimenti nelle infrastrutture decrepite, è lì a dimostrarlo.
I repubblicani vogliono assolutamente paralizzare il presidente democratico per sfruttare la delusione dei suoi sostenitori alle elezioni per il Congresso del 2022 e i sondaggi mostrano già oggi che, tra gli elettori democratici, Biden aveva suscitato aspettative molto superiori alle sue concrete possibilità di trasformarle in leggi. La politica è diventata un gioco a somma zero in cui lobbisti e miliardari riescono a navigare a loro agio.

È PROBABILE CHE JOE BIDEN, alla fine, riesca a portare il paese fuori dalla pandemia ma su tutte le altre questioni urgenti, dal diritto di voto alle infrastrutture, dall’aumento del salario minimo alla repressione del terrorismo di estrema destra, per la sua amministrazione sarà molto difficile ottenere risultati concreti.