L’emergenza immigrazione si estende, nuovamente, anche alla Grecia: circa mille migranti afghani si sono radunati al porto dell’isola di Lesbo, nell’egeo, cercando di imbarcarsi sulla nave Blue Star Uno, che doveva salpare alla volta del Pireo.

La reazione della polizia e della guardia costiera, alla vista dei migranti che gridavano «Atene, Atene» è stata quantomeno sconcertante.

Per disperderli, hanno usato granate assordanti, costringendoli a tornare in un centro di prima accoglienza, nella zona di Moria, e nella tendopoli di Cara Tepè, in due punti distinti dell’isola. Ufficialmente, tuttavia, sia il centro che la tendopoli non potrebbero ospitare più di 2.000 profughi ciascuno.

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I volontari delle ong e molti greci che cercano di fornire il proprio aiuto, hanno assistito a scene da guerriglia urbana, con migranti che cercavano di difendersi buttando pietre e bottiglie, e altri, svenuti, trasportati su barelle improvvisate da membri di Medici Senza Frontiere.

In questo momento a Lesbo si calcola si trovino più di 25.000 «disperati del mare», arrivati con brevissimi viaggi dalle vicine coste turche. L’Europa non li vuole, e loro sanno bene che l’unica soluzione è arrivare ad Atene per poter cercare di passare a piedi il confine con l’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, o nascondersi in qualche camion, rischiando la vita, per arrivare a Brindisi o ad Ancona. Perché i profughi afghani, in realtà, non li vuole nessuno.

Nel frattempo, il sindaco di Lesbo, Spiros Galinòs, un indipendente proveniente dal centrodestra, ha chiesto al governo ad interim presieduto da Vassiliki Thanou, di dichiarare, per l’isola, lo stato di emergenza, dal momento che «negli ultimi due mesi sono passati da questa isola dell’Egeo, più di 85.000 migranti, numero che supera il totale dei suoi abitanti». Galinòs, come aveva fatto recentemente anche il sindaco di Kos, ha voluto alzare i toni, arrivando a prevedere possibili episodi di intolleranza o di violenza, «da parte di isolani che sono fuori di se e desiderano proteggere i loro averi».

Pericolose derive da cui la politica dovrebbe sempre tenersi lontana, anche se va detto che Lesbo, isola in cui le forze di sinistra si affermano costantemente con percentuali molto alte, è caratterizzata da una forte tradizione di ospitalità e apertura. I piani di aiuto promessi dall’Europa, per poter affrontare in modo più dignitoso e solidale la questione migratoria, non hanno ancora avuto un effetto tangibile. È chiaro infine, come a due settimane delle elezioni anticipate del 20 settembre, sia necessario cercare di evitare episodi di tensione, per non permettere ai neonazisti di Alba Dorata di sfruttare l’ennesima tragedia di chi scappa dalle guerre e dalla fame