Da una parte le parole come al solito misurate dei parlamentari a 5 Stelle: «Svuotacarceri: usciranno assassini, mafiosi e stupratori! Quelli veri. La giustizia è morta, alla Camera si celebra il suo funerale». Con l’eco leghista di Matteo Salvini che vede nell’evasione dal carcere di Gallarate di ieri i «primi effetti bastardi dell’infame legge svuota-carceri». Dall’altra i deputati di Sinistra ecologia e libertà che «per motivi esattamente opposti a quelli di Lega e M5S» voteranno contro il testo uscito dalla commissione Giustizia «molto peggiorato rispetto a quando è entrato» – come spiega Daniele Farina che ne fa parte – e pur tuttavia “non concluso” per via della bagarre organizzata venerdì scorso dai grillini. Un testo, quello di conversione del decreto legge Cancellieri, da approvare entro il 21 febbraio ma sul quale il governo ha posto ieri la fiducia (sarà votata questa sera alle 20,25) per bypassare i quasi 500 emendamenti dell’opposizione e procedere svelti verso la discussione sulla legge elettorale in programma alla Camera per la prossima settimana.

Dopo che venerdì scorso i lavori in commissione Giustizia erano stati chiusi anticipatamente «a causa dell’azione da guerriglia parlamentare del M5S», come la chiama Farina, ieri anche l’Aula ha approvato la proposta del Pd di tagliare i tempi del dibattito. Decisione stigmatizzata dalla Lega come una «violenza della democrazia da parte della maggioranza nel silenzio delle istituzioni, a cominciare dalla presidente Laura Boldrini, chiaramente inadeguata al ruolo che ricopre». Il testo però è tornato in commissione per un paio d’ore per mettere a punto l’elenco degli emendamenti già approvati, tra cui l’esclusione dalla liberazione anticipata speciale (sconto di pena aggiuntivo di 30 giorni a giudizio dei magistrati di sorveglianza) dei condannati per mafia e altri gravi delitti. Nulla di nuovo, era già tutto deciso, ma i deputati pentastellati hanno tentato anche stavolta il tutto per tutto contro quello che ritengono un «abuso»: una ventina di loro è entrata in commissione costringendo la presidente Donatella Ferranti a chiamare i vigili del fuoco per verificare le condizioni di sicurezza. D’altronde, anche la stessa presidente ha tentato di sfruttare la situazione pro domo sua: «Con le modifiche migliorative al decreto carceri votate adesso in commissione – ha affermato Ferranti – abbiamo spuntato ogni slogan propagandistico».

«In realtà questo decreto è diventato una rete da pesca; altro che svuotacarceri, non uscirà proprio nessuno. Basti pensare che finora, in 9 mesi di applicazione, dal carcere sono usciti 2 o 3 mila detenuti. E il testo su cui il governo ha posto la fiducia, che noi non voteremo – annuncia Daniele Farina – è perfino molto peggiorato». In effetti per esempio, spiega ancora il deputato di Sel, «l’emendamento che depenalizzava seriamente i reati lievi legati a possesso e spaccio di stupefacenti è stato ritirato. È vero, rimane la nuova fattispecie autonoma per i fatti di lieve entità, ma il coraggio finisce qui perché la soglia del massimo edittale scende da 6 a 5 anni». Un’opinione condivisa anche dall’Unione delle camere penali: «Un indulto mascherato? Viene da rispondere purtroppo non è così – replicano i penalisti a Beppe Grillo – anche se ci piacerebbe il contrario, visto che l’Italia ha bisogno di amnistia ed indulto come il pane per sfoltire le carceri e riportarle nei canoni di una minima civiltà».