«Al primo consiglio dei ministri utile bisogna approvare i decreti sicurezza». Il giorno dopo la vittoria alle regionali Nicola Zingaretti passa all’incasso. Lo fa con toni ancora più ecumenici del solito, benevolo verso Conte e il M5S e persino nei confronti di Renzi, evitando di infierire sul flop di Italia Viva. Si concentra sulle cose da fare, a partire appunto dai provvedimenti bandiera della Lega: «I decreti sicurezza vanno approvati ex novo, quelli di Salvini non avevano nulla a che fare con la sicurezza». Prima dell’estate, spiega, «c’è stato un buon lavoro di sintesi nella maggioranza, ora anche la ministra Lamorgese dice che siamo pronti».

«Va aperta una fase nuova del governo all’insegna del fare e della concretezza, basta essere pigri, non possiamo sederci sui buoni risultati delle regionali», incalza Zingaretti che ieri ha convocato la stampa alla sede del Nazareno. Rimpasto? «Il Pd non pone il tema, sarà Conte nella sua totale libertà a valutare se cambiare la squadra». «A noi non interessa avere posti, ma una nuova agenda», gli fa eco il vice Andrea Orlando. «Il riformismo non si misura coi decibel della polemica, ma nella capacità di imporre gli obiettivi». «Sì, il Pd ora deve pesare di più», ammette Orlando, «vogliamo dare voce alle domande che arrivano dagli italiani».

Imporrete il Mes? «Non siamo ideologicamente innamorati del Mes», dice Orlando. «Per noi la domanda è se bisogna fare un grande investimento sulla sanità pubblica. E la risposta è sì». Zingaretti precisa: «È opportuno che il ministro Speranza presenti un piano della nuova sanità italiana. Per poter costruire il migliore sistema sanitario del mondo, si utilizzi il finanziamento del Mes». Orlando lancia un’altra frecciata a Di Maio: La retorica anti casta ha iniziato a stufare. Taglio agli stipendi dei parlamentari? Di Maio aggiorni il suo repertorio».

Nella lista della spesa di Zingaretti dopo i decreti sicurezza ci sono le riforme costituzionali: «Occorre superare il bicameralismo paritario e su questo raccoglieremo le firme. E poi una nuova legge elettorale proporzionale, e nuovi regolamenti parlamentari per attenuare gli effetti del taglio dei parlamentari». E ancora: «Riordinare il sistema delle autonomie locali insieme ai sindaci».

Un vasto programma che il leader Pd vuole realizzare con gli alleati, ma anche aprendo alle opposizioni. E Italia Viva? «Hanno già sottoscritto una proposta di legge elettorale con lo sbarramento, non ci sarà bisogno di convincerli», taglia corto Zingaretti. In realtà i renziani frenano, visti i dati delle regionali non hanno alcuna intenzione di approvare uno sbarramento al 5%. E cercano di prendere tempo con le riforme costituzionali.

I vertici dem spingono anche sull’utilizzo in chiave sociale del Recovery Fund: «Puntiamo su un grande piano per il lavoro, la crescita, in particolare per l’occupazione giovanile e femminile».

Infine, il partito. «Dobbiamo concentrarci sul rinnovamento e il radicamento del Pd, apriremo a un confronto con il mondo del lavoro, della scuola, delle imprese», dice il segretario. L’obiettivo è la «rifondazione dell’identità del Pd», la scrittura della «Carta fondamentale» per la ricostruzione dell’Italia. Un processo lungo che partirà con un’assemblea nazionale in autunno e avrà il suo appuntamento clou alla fine dell’anno con una grande iniziativa a Roma. «Non si tratterà di un congresso», spiega Zingaretti, che proprio con il voto di domenica e lunedì ha spazzato via le richieste di congresso per sostituirlo alla guida dei dem.

«Le chiacchiere sul dopo Zingaretti per me erano già chiuse prima», dice Goffredo Bettini. «Il risultato delle elezioni ci ripaga e mette a tacere tante critiche e anche cattiverie ingiuste».

Matteo Renzi stuzzica il leader Pd dicendosi favorevole ad una sua promozione a vicepremier. Ma Zingaretti fa muro e ribadisce: «Non chiediamo alcun posto». Ma avverte: «Guai se ci fosse un rallentamento, non possiamo essere pigri». E sprona gli alleati a fare «più gioco di squadra». «Serve più visione comune per chi vuole governare fino a fine mandato e affrontare insieme anche la sfida dell’elezione del presidente della Repubblica». Conte replica dopo pochi minuti: «Zingaretti ha fretta? Ce l’ho anch’io…».