Nell’era pre-pandemia erano in pochi nel Pd a pronunciare la parola «reddito» senza una smorfia di dolore o un’espressione di dissociazione. Dai tempi dell’approvazione della pur pasticciata legge-bandiera M5S, fra i dem a sostenere che «il reddito di cittadinanza non è un tabù» erano stati, in solitudine, il non ancora ministro Provenzano e il vicesegretario Orlando, esponenti dell’ala laburista.

La «svolta» del partito è maturata in queste settimane, da quando hanno cominciato a circolare le stime sulle perdite economiche provocate dal virus. Nicola Zingaretti, soprattutto da presidente di regione, si è reso conto della dimensione della crisi che si spalanca sui ceti medi e bassi. Così da alcuni giorni ha cominciato a battere sul «reddito universale». Senza enfasi, per dare il tempo a tutto il partito di metabolizzare. Lo ha fatto anche ieri all’inaugurazione della Covid-Rsa di Gensano (Roma): «Nessuno rimarrà da solo: serviranno strumenti come un reddito universale per chi si trova in povertà e sostegno a imprese perché non affrontino da soli l’emergenza».
La definizione è suggestiva ma generica. Contiene un’assonanza con il «salario universale» di cui ha parlato Papa Francesco ai movimenti popolari. E strizza l’occhio all’ultima proposta di Beppe Grillo, in realtà lasciata cadere dai 5 stelle, attestati sul Piave del temporaneo «reddito di emergenza».

In ogni caso per il Pd si tratta di una svolta culturale. Chi ci ha lavorato racconta che è maturata nel confronto con il Forum diseguaglianza di Fabrizio Barca e con l’Alleanza contro la Povertà di Roberto Rossini, presidente delle Acli. Una proposta concreta ancora non c’è. Ma Zingaretti ha chiesto ai ministri dem che la misura diventi un punto di forza del decreto di aprile. Uno strumento per ora temporaneo (in vista però di una riforma strutturale) che raggiunga chi è escluso dal cosiddetto reddito di cittadinanza, che a sua volta dovrà essere semplificato dalle «condizionalità» rese obsolete (e lunari) dalla pandemia. Nel primo dato Inps dall’inizio del contagio risulta un incremento di richieste per oltre il 9 per cento. «Con il bonus abbiamo coperto autonomi e piccoli commercianti, col reddito di cittadinanza altri pezzi di società, ma c’è tutta una parte scoperta che rischia la sopravvivenza», spiega Nicola Oddati, coordinatore della segreteria Pd. Sugli aventi diritto Oddati arriva fino a chi lavora in nero, e cioè alle colonne d’Ercole dove si era spinto il ministro Provenzano fa provocando un mezzo pandemonio. «Se questi cittadini non hanno un contratto non è colpa loro», spiega. «Sarebbero doppiamente penalizzati. Lo stato deve essere un amico, non un nemico. E il reddito di cittadinanza così com’è ha tenuto fuori una platea ampia di poveri che possono diventare nuova manovalanza per le mafie».