«Sembrava la fine del mondo, ma sono ancora qua…». Raccontano che ieri pomeriggio Nicola Zingaretti, seduto alla sua scrivania alla sede Pd del Nazareno, si sia molto divertito a guardare un video che girava nelle chat dei parlamentari dem con le sue immagini alla festa dell’Unità di Modena e in sottofondo la canzone di Vasco Rossi «Eh… già», scritta dal sommo rocker nel 2011 appena uscito da un periodo nerissimo.

Non c’è dubbio che la canzone riassuma alla perfezione lo stato d’animo del segretario, che ha combattuto in questa campagna per le regionali praticamente da solo, con una parte del partito che sperava di sostituirlo con Stefano Bonaccini e un’altra parte- quella dei suoi alleati interni- che aspettava defilata di vedere l’esito della partita.

IL 3 A 3 CON LE VITTORIE in Puglia e Toscana è un risultato che coincide con le più rosee aspettative di Zingaretti, che chiude la porta a ogni richiesta di congresso anticipato (avanzate in estate dagli ex renziani) e che gli consegna le chiavi del Pd fino alle prossime politiche: che siano alla scadenza naturale del 2023 o anticipate poco conta, le liste le farà il segretario saldamente in carica e dunque è presumibile che di qui in avanti il dissenso interno perderà moltissimi decibel.

NON È UN CASO che ieri il primo a precipitarsi al Nazareno sia stato Franceschini (silenziosissimo nelle ultime settimane al punto da annullare la sua intervista alla festa di Modena): «Grazie a Zingaretti che in mezzo a pressioni e pessimismi di ogni tipo ha tenuto il timone del partito nella direzione giusta, sia sul referendum che sulle regionali», ha twittato il ministro della Cultura e capodelegazione dem. «Non era facile e ora che lui e il Pd sono più forti, governo e riforme costituzionali potranno andare avanti».

Miele anche dal vicesegretario Andrea Orlando: «Credo che a questo punto le chiacchiere su Zingaretti si chiudono». Bonaccini ieri è corso a Firenze per congratularsi con il nuovo governatore Eugenio Giani, ricambiando la cortesia che il toscano gli aveva rivolto a gennaio. «Una bella vittoria del Pd, chiedere un congresso ora che dobbiamo occuparci del Recovery Fund sarebbe da psicoanalisi». Elogi anche da Enrico Letta: «Sintesi della sintesi? Bravo Zingaretti!». Così anche Gentiloni e Gualtieri. Miracoli della vittoria: di colpo il leader che ha girato l’Italia da solo ora non è più solo.

«HA PERSO LA LEGA e chi voleva far cadere il governo», la sintesi politica del leader dem, che ha sentito al telefono Giuseppe Conte: «E’ stata una giornata importante per l’Italia». Oltre alle regionali, Zingaretti ha rivendicato la vittoria del Sì al referendum: «Ora si apre una stagione di riforma delle istituzioni, ci faremo carico delle preoccupazioni di chi ha votato No, la difesa delle istituzioni e della rappresentanza». Sul voto locale parla di «risultati importanti che ci rendono soddisfatti» e confessa che «si era creata un’atmosfera plumbea». «Io vincitore? No, ha vinto una squadra, dai candidati ai singoli militanti che hanno combattuto, io amo il “Noi” e odio l’”Io”. Il Pd esce dalle urne come primo partito, segno che la nostra funzione in questo anno di governo è stata capita: l’Italia rischiava di uscire dall’Europa e noi l’abbiamo messa alla guida dell’innovazione europea».

SUL GOVERNO I TONI SONO SOFT: «Io imporre dikat? Con quelli non si raggiungono i risultati», spiega Zingaretti alla maratona Mentana. «Il nostro compito su cui verremo giudicati è spendere bene i miliardi del Recovery Fund, che possono riaccendere i motori del sistema Paese». E ancora: «Non cado nel tranello del rimpasto. Deciderà Conte, io penso si debba partire da questi ministri. A noi interessa spendere bene i miliardi dell’Europa, se ci fosse immobilismo sarei il primo a chiedere le elezioni, ma credo ci sia spazio per rilanciare l’azione del governo». Come? «Incalzeremo sul Recovery e perché sia utilizzato il Mes per la sanità». E anche per «eliminare i decreti Salvini sulla sicurezza».

Agli alleati rimprovera le mancate alleanze, «se fossimo stati uniti avremmo potuto vincere quasi tutte le regioni». E rilancia verso il M5S, nonostante la sconfitta in Liguria: «Serve un’alleanza politica». Poi ricorda: «Dicevano che eravamo subalterni al M5S, gli italiani hanno dimostrato che è falso». Di Renzi non parla, ma il flop di Italia Viva è un altro motivo di soddisfazione e rivincita personale.