Non è ancora il lancio ufficiale della candidatura alle primarie di Nicola Zingaretti, o per lo meno non lo si vuole chiamare così per non costringere alla leva gli ospiti presenti extra Pd. La kermesse Piazza Grande, sabato e domenica a Roma all’ex Dogana ha 2800 iscritti di, vanta il presidente alla conferanza stampa, «oltre 700 sono under 35». Si inizia con l’incontro degli amministratori, arriveranno il sindaco antifascista di Latina Coletta, quello di Cerveteri Pascucci, numero due dell’associazione di Pizzarotti,quello di Bologna Merola, la giovanissima vicesindaco di Marzabotto Valentina Cuppi, il magnetico Amedeo Ciaccheri, minisindaco di Garbatella. Si segnala anche un nutrito gruppo in arrivo da Liberi e uguali, lista che in queste ore sta vivendo il suo de profundis. E proprio a quest’assemblea dovrebbe arrivare il segretario Pd Maurizio Martina ormai a fine mandato (annuncerà le dimissioni a fine mese al Forum Pd di Milano). Gesto significativo, a sorpresa, che sarà cautamente presentato come omaggio super partes. Zingaretti mette l’accento sull’«onda giovanile» del suo movimento. A presentare dal palco sarà Lorenza Ghidini, voce di Radiopopolare. Giù dal palco street food, reading, una lezione di «antimafia sociale» di Nando Dalla Chiesa. «Abbiamo pensato a un luogo che ricostruisca l’idea di una comunità», spiega Massimiliano Smeriglio, vice alla regione Lazio e regista dell’ala sinistra della compagnia. Era stato invitato anche Mimmo Lucano, il sindaco di Riace, ora ai domiciliari. Potrebbe mandare un messaggio. Giovani, sinistra e impegno (ci sarà Democrazia solidale, l’associazione vicina alla Sant’Egidio di Riccardi, Giro e Paolo Ciani).

Forse anche per rimediare alla giornata di domenica dove dopo Bernice King, figlia di Martin Luther, e prima del comizio del candidato, la special guest sarà Paolo Gentiloni, ormai antirenziano spinto,con residui buoni indici di popolarità ma non certo volto del rinnovamento. Sosterrà Zingaretti nella parte non dichiarata di potenziale candidato premier (la coincidenza del segretario con candidato premier sarà rottamata). Nel parterre, attenti a girare alla larga dalle prime file, ci saranno Dario Franceschini, Paola De Micheli, Andrea Orlando, Ermete Realacci, Roberta Pinotti, David Sassoli.

Ma proprio mentre il presidente presenta alla stampa la sua kermesse, dal Nazareno parte il tam tam sulla candidatura dell’ex ministro Marco Minniti. Da tempo circolava, ora i renziani danno la cosa per fatta. Nel pomeriggio infatti spunta un appello «per un congresso unitario» e «un profilo forte e autorevole contro l’incompetenza e l’estremismo gialloverde». Che invoca Minniti. Primi firmatari tredici sindaci, fra renziani e non, sceriffi e non: dal fiorentino Nardella al barese De Caro, a Falcomatà (Reggio Calabria), Gori (Bergamo), Alessandrini (Pescara), Bruno (Alghero) fino al leggendario Ioculano di Ventimiglia, che vietò di dare da mangiare agli immigrati per strada. «Una candidatura per una competizione sostenuta con argomenti ostili alla competizione», è la chiosa di Arturo Parisi. Eppure il confronto con Minniti avrebbe il pregio costringere Zingaretti definire meglio e – forse – a sinistra il suo profilo: e le primarie potrebbero trasformarsi in un confronto serio fra opzioni diverse a sinistra.
Renzi ha dato la sua benedizione a Minniti. E Minniti, come candidato, si sarebbe preso molto sul serio. Potrebbe sciogliere la riserva domenica: una classica «controprogrammazione» per rubacchiare la scena a Zingaretti, il candidato fin qui più forte che impensieriva il senatore di Lastra a Signa. Minniti, in ticket con una donna, riaggrega più di Richetti l’esercito sbaragliato dei renziani.

Ma non tutti. Il presidente Matteo Orfini, leader dei giovani turchi e critico delle politiche di Minniti, potrebbe candidare Chiara Gribaudo. Che si aggiungerebbe alla corsa di Francesco Boccia, del giovane democratico Dario Corallo, a quella «lavorista» di Cesare Damiano). Il gioco delle candidature plurime e «nane» ha una logica tutta interna: puntare a tenere il vincente ai gazebo sotto la soglia del 50 per cento. Per poter poi trattare l’appoggio alla sua elezione all’assemblea nazionale. Per avere un ruolo nel dopo-Renzi. Sempreché il dopo-Renzi inizi davvero.