Un segretario eletto, Nicola Zingaretti, che fa «come Landini nella Cgil», e cioè che in nome dell’unità del partito offre il ruolo di vice allo sfidante perdente, Maurizio Martina. Un «padre nobile», l’ex premier Paolo Gentiloni, capo di un governo bocciato sonoramente dagli elettori, che veleggia verso la figura di presidente del Pd e fa il grande tessitore insieme a Carlo Calenda: obiettivo, tenere fuori dal nuovo gruppo dirigente Renzi e i renziani stretti. Ma anche e soprattutto smorzare, imbrigliare la (già non smagliantissima) spinta al cambiamento del nuovo leader. Il retroscena, pubblicato sulla Stampa nei giorni scorsi, smentito seccamente...