Nelle ore in cui l’Unione europea si presenta in ordine sparso al fronte implacabile della pandemia, il segretario Pd Nicola Zingaretti prova a rivolgersi ai socialisti europei. L’Italia è all’angolo dopo le parole della presidente Bce Lagarde che hanno provocato la risposta severa del presidente Mattarella.

Il rischio è che, passata l’emergenza, l’Ue si risvegli di fatto sbriciolata.

«Serve una mobilitazione e una comune dimensione europea di questa crisi», scrive Zingaretti in una lettera ai leader di tutti i partiti progressisti europei. La Commissione ha adottato «alcune prime misure» e una «task force», presto l’europarlamento ne discuterà. Ma dall’Italia, nelle ore dello sforzo titanico per contenere il virus, è forte la percezione di un’unione ormai sulla strada della disunità.

È il momento, scrive Zingaretti, di unire gli sforzi: «La costruzione di un welfare efficiente ed aperto a tutti, la definizione di un nuovo modello di sviluppo, la difesa delle fasce sociali più deboli, la valorizzazione del lavoro e della ricerca, la solidarietà tra gli stati, alla luce di questa emergenza diventano obiettivi di stringente attualità», «Nessuna persona, nessun Paese si deve sentire isolato nell’affrontare una situazione inedita. Serve una mobilitazione e una comune dimensione europea di questa crisi».

La lettera di Zingaretti arriva in un periodo especial del Pd, che pure cresce nei sondaggi. Sospese le scadenze politiche, quelle interne e quelle del paese, il segretario stesso è in isolamento domiciliare per aver contratto il virus. Mezzo gruppo dirigente è a casa in quarantena precauzionale. La vita del partito si coordina ormai in videochat su Skype. Ma, data l’emergenza, la palla della decisione è tutta nelle mani del governo.

Nei giorni scorsi gli europarlamentari Pd hanno consegnato le stesse proposte del leader ai colleghi sperando in una condivisione al di là delle famiglie politiche. Ma l’atmosfera che si respira a Bruxelles, fin qui, non è quella della solidarietà comunitaria. Anche fra i dem i vecchi nodi irrisolti sull’europeismo vengono al pettine: di fronte al discorso di Lagarde dal coro sono arrivate clamorose stecche, vedasi gli elogi di Irene Tinagli contro le proteste di tutto il Pd. Allineato a sua volta sulle scelte della commissione – dove siede Gentiloni – che in concreto però sono ben al di sotto dell’emergenza.

L’europarlamento si dovrebbe riunire il 25 marzo. Pandemia permettendo. Il cui dilagare potrebbe giocare, tristemente, a vantaggio di un ritrovato senno.