Vis polemica, humour popolaresco e un attaccamento alla sua città che emerge a ogni incontro pubblico, ad ogni concerto. Almeno fino a quando la pandemia non ha detto stop. Renato Fiacchini alias Zero, classe 1950 ha celebrato i suoi primi settant’anni con un’operazione discografica solo all’apparenza folle: 40 nuove canzoni diluite in tre album licenziati tra fine settembre e fine novembre. Zerosettanta volume 3, 2 e 1 (Tattica) – proprio così a numerazione contraria – sono infatti indirizzati alle legioni di sorcini che coprono ormai generazioni, dai nonni ai nipoti. Quaranta canzoni che si muovono in una sorta di universo a parte: non sono associabili alle playlist radiofoniche – che infatti non lo trasmettono e con cui Zero è da tempo in polemica – ma si rifanno alla tradizione melodica italiana, con qualche variazione uptempo giusto per ricordare che nei settanta fu il primo a prodursi in qualche pezzo disco…

«SONO FELICE di avere messo in atto questo progetto – ha sottolineato – Necessitava di una formattazione a causa del covid che ha dato spunti e spinte al sottoscritto da tirare fuori; tre album che mi rappresentano, fra ballad, pop e rock, con la voglia di rispolverare la canzone di protesta per esporre le ragioni della nostra inquietudine e per rappresentare il pubblico che non ha la possibilità di manifestare il proprio umore». Proprio nel brano Vergognatevi voi – che spicca nel secondo volume – Zero si scaglia contro coloro che non mantengono le promesse. Insomma, provocazioni sì ma con cautela. Dischi ben strutturati con l’aiuto di musicisti di livello, arrangiatori esperti (Lele Melotti, il maestro Adriano Pennino e gli inglesi Phil Palmer e Alan Clark) su canzoni – e testi – che si concentrano sul presente – come nell’apertura del terzo volume affidata a Amara melodia, sorta di j’accuse all’industria del disco che alla musica leggera con la m maiuscola preferisce produzioni dove karaoke e plug-in sembrano aver preso il sopravvento.

ABBANDONATI da tempo costumi sgargianti, trucchi e travestimenti vari Zero, rigorosamente in nero da esperto imbonitore sa perfettamente come muoversi sopra e fuori dal palcoscenico. «Immagino a fatica di poter essere un Don Chisciotte – ha raccontato alla presentazione dell’ultimo atto del trittico discografico, criticando ancora l’establishment discografico – Quando vieni da una stagione prolifica di talenti e cantautori e fatichi ad avere corrispettivo di confronto, questo distacco ti crea imbarazzo. Ma continuerò ad offrire la mia partecipazione e il mio talento che con un certo tipo di impegno mi sono ritrovato».
Testardaggine che lo porta ancora a spendersi per «il sogno» Fonopoli, cittadella della musica e delle arti che nelle intenzioni doveva essere edificata nell’hinterland capitolino, ma che dopo tante promesse non è mai decollata: «Nonostante il confronto con tre sindaci, durante quattro legislature, non sono mai approdato a nulla. L’altra settimana ho parlato al telefono con Virginia Raggi e mi è sembrata attenta. Le ho prospettato l’idea di utilizzare anche spazi in disarmo, come le caserme. Vedremo».