Donald Trump riceverà il nuovo presidente ucraino Volodomyr Zelensky alla Casa bianca quest’estate. La notizia, trapelata un paio di giorni fa, è stata confermata, seppur non ufficialmente, dall’entourage di Zelensky.

L’incontro dovrebbe far seguito a un prossimo incontro tra Putin e Trump che si dovrebbe tenere nella cornice del prossimo G20 e al cui centro dovrebbe esserci la soluzione dell’infinita crisi nel Donbass. La presenza di personaggi da sempre «filo-democratici» nello staff di Zelensky piace poco al presidente americano che cercherà di capire meglio le direttrici di politica estera del suo omologo slavo.

Nelle prime settimane del suo mandato il nuovo capo del Tridente è stato molto attivo sul fronte della guerra in Ucraina orientale. Proprio ieri Zelensky ha nominato l’ex presidente Leonid Kuchma rappresentante ufficiale per la gestione della trattativa sui protocolli di Minsk. Una scelta che piace a Mosca.

L’ex presidente ucraino è uomo esperto e moderato che sa lavorare per linee interne e già nel prossimo incontro a quattro (Ucraina, Germania, Francia e Russia) del formato Normandia ha pronto un pacchetto di proposte per smuovere le acque: lo scambio dei prigionieri prima di tutto, ma anche un cessate il fuoco finalmente condiviso. Nelle trattative potrebbe entrare anche il redivivo Sasha Saakashivili, rientrato a Kiev con tutti gli onori e da sempre con tante amicizie a Washington.

Intanto l’estrema destra dei Nazkorp mostra di voler partecipare alle incombenti elezioni legislative come ala più estremista del fronte del «partito della guerra» e anti-russo raccolto attorno a Pietr Poroshenko.

Domenica mattina a Karkhov alcune centinaia di suoi aderenti si sono radunati nel centro cittadino per abbattere la statua del maresciallo sovietico nella seconda guerra mondiale Georgy Zukov. Una misura di «decomunistizzazione fai da te» che neppure le autorità della città avevano avuto mai il coraggio di prendere.

«Non c’è posto per alcun russo in questo paese», è la parola d’ordine dei neofascisti da sempre contrari a qualsiasi trattativa con Putin e le “repubbliche ribelli”. Un’azione che ha messo imbarazzo un Zelenky impegnato a de-ideologizzare il confronto con Putin, liberandosi del fardello pesante del richiamo al banderismo del suo predecessore.

E così alle proteste ufficiali della portavoce del ministero degli esteri russo Marya Zacharova, che ha parlato di «sfregio alla comune memoria antifascista», solo i rappresentati ad interim del governo uscente hanno difeso l’azione fascista. «Perseguiremo gli autori e reinstalleremo la statua. Zukov, è un eroe della lotta antinazista», ha dichiarato la portavoce di Zelensky, Julia Mendel.