Veder sfilare la storia su un lungo tavolo apparecchiato come se fosse la linea di un grafico dove attori e ballerini marciano, danzano, interpretano gli anni fra il 1904 e il 1917. Scorrono così gli eventi legati a musica, danza, letteratura, arte, poesia, ma anche politica, guerre e rivoluzioni, che hanno segnato l’umanità. A cominciare dal 1904, anno in cui inizia il conflitto fra Russia e Giappone, nasce la teoria della relatività, va in onda la prima trasmissione radiofonica, Anton Cechov muore dopo aver scritto Il Giardino dei Ciliegi.
Tutto questo è raccontato nella performance Tunguska Event, History marches on a table dell’artista russo Vadim Zakharov, classe 1959, origini del Tagikistan, vive e lavora da anni a Berlino. Andata in scena nei giorni scorsi negli spazi dell’ex Gam di Bologna, è un progetto speciale di Art City nei giorni di Artefiera, uniche date in Italia riadattate dopo il debutto alla Whitechapel di Londra nei mesi scorsi.

Il lavoro, voluto da Lorenzo Balbi, da poco direttore del Mambo, fa parte di un programma di mostre e installazioni sparse nei palazzi e i musei della città. Zakharov si è ispirato al testo dell’inglese Stephen Fry, Incomplete & Utter History of Classical Music. Una carrellata di eventi, un’esplosione culturale che si riferisce allo scoppio di un enorme meteorite nel 1908 in una località della Siberia, la Tunguska del titolo. Nel 1904 la prima rivoluzione russa, l’ammutinamento della corazzata Potëmkin, negli anni seguenti la morte di Ibsen e Cézanne, la sinfonia numero 8 di Mahler. Nel 1908 un video sul soffitto mostra l’esplosione di un piatto per rievocare quello del meteorite. Nel 1911 irrompono, insieme a una ballerina che danza sulle note di Petruska di Stravinskij, un uomo con la maschera di anonymous e un altro con il passamontagna sul volto. Personaggi attuali che rimandano al potere invisibile degli hacker e agli attentatori che seminano terrore. Poi ancora il movimento dada, le marce militari, Daphnis et Chloé di Ravel. Per chiudere con il 1917, anno in cui tutti gli attori sfilano con il pugno alzato e le bandiere rosse e intonano il canto Armata bianca, Barone nero. Abbiamo incontrato Vadim Zakharov.

Quali sono le esplosioni a cui fa riferimento?
Quella del meteorite, quella del 1917, e quella dei piatti sul tavolo. La metafora è che camminando sul tavolo si danneggiano e distruggono le tradizioni. Un tema attuale come cento anni fa.

La sua performance fornisce una chiave per capire il mondo di oggi?
La cultura si può distruggere e allo stesso tempo creare, si danneggia qualcosa per ricostruire, come durante le guerre, come è accaduto a Palmira. Non importa che i fatti rievocati siano avvenuti cent’anni fa. In questo ricorso storico di costruzione e distruzione non è cambiato nulla. Per capire ciò che accade adesso provo ad andare indietro a prima della rivoluzione. Siamo di nuovo ad un punto critico. Ora vivo a Berlino, documentandomi sulle migrazioni russe del passato ho subito notato delle analogie con la situazione attuale. Molti intellettuali si sono trasferiti, è qualcosa che viene dal passato. Sono cresciuto dentro al sistema sovietico, vengo dalla scuola del concettualismo moscovita della fine degli anni ’70, so cosa significa vedersi chiudere le mostre dal Kgb, questa è la mia realtà. Dopo la perestrojka c’era la speranza di un altro mondo, ora di nuovo in diversi paesi della Russia si sente che siamo tornati al passato, ci sono aggressioni, problemi, l’unica possibilità è fare qualcosa attraverso la cultura. Questa performance è possibile portarla in scena in Russia, ma c’è ancora una forte censura, molte cose non si possono mostrare, è un processo iniziato alcuni anni fa. Il mio lavoro non è contro qualcosa, è una combinazione di teatro, performance, cabaret. Mostra aspetti politici, economici, culturali, sia positivi che negativi. Non è aggressivo, come il meteorite di Tunguska che è deflagrato in aria senza toccare la terra. Dalla performance si ricevono così tante informazioni che, nella mente dell’osservatore, dovrebbe causare un’altra esplosione. In questa città con l’università più antica d’Europa, tutto trasuda libertà. Una libertà di pensiero come quella che ho mostrato nella performance. La libertà è il ponte che unisce questo lavoro alla vostra città.
Tunguska Event potrebbe essere alla Biennale del prossimo anno.