Si chiamava Zakaria Ben Hassine il 52enne tunisino morto martedì mattina in un’azienda di Polignano a Mare. È la terza vittima nel giro di meno di un mese nelle campagne pugliesi: si aggiunge alla 49enne della provincia di Taranto (sul cui decesso ci sono ancora diversi misteri da chiarire) morta nelle campagne di Andria, e al 47enne sudanese Mohamed deceduto per un infarto nei campi di pomodori in provincia di Nardò nel Leccese.
Ieri mattina nell’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari è stata eseguita l’autopsia richiesta dal pubblico ministero, Grazia Errede, che dovrà stabilire le cause del decesso e se siano la conseguenza di un infortunio sul lavoro. I risultati dovrebbero arrivare entro un mese e confermare o smentire le prime ipotesi che parlano di «morte naturale». Secondo le testimonianze di alcuni compagni di lavoro, Zakaria si sarebbe accasciato davanti alle macchinette automatiche intorno alle 13, mentre era intento a prendere il caffè dopo aver lavorato 8 ore. Sin da subito si è provato a rianimarlo, ma nonostante sul posto sia intervenuto il personale del 118, per l’uomo non c’è stato nulla da fare. Era in Italia da diversi anni Zakaria, ed era molto conosciuto nella cittadina di Fasano (Brindisi), dove viveva in una casa nella zona industriale nord con la moglie italiana e i quattro figli.
Da tempo era un dipendente dell’azienda agricola Galluzzi Srl di Polignano a Mare, dedita alla produzione e commercializzazione all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli. La sede operativa è in contrada Macchie nel bellissimo paesino in provincia di Bari che si affaccia a strapiombo sul mare, mentre quella legale risulta a Napoli.
Secondo quanto abbiamo potuto accertare, Zakaria era assunto regolarmente e martedì, come tutti i giorni, si era recato sul lavoro all’alba per caricare le cassette dell’uva su uno dei Tir. Poi, improvvisamente, dopo un momento di smarrimento, si è accasciato al suolo e il suo cuore ha smesso di battere.
Ed è di ieri la notizia che a seguito dei drammatici fatti di cronaca, i ministeri del lavoro e delle politiche agricole promettono una stretta sui controlli contro il caporalato: «La direzione generale per l’attività ispettiva del ministero del lavoro ha dato indicazione alle direzioni interregionali e territoriali del lavoro di coinvolgere i responsabili dei servizi prevenzione delle Asl nelle attività di vigilanza già programmate e sulla base di intese preventive o prassi consolidate». Il ministero delle politiche agricole ha inoltre chiesto la convocazione urgente della cabina di regia della «Rete del lavoro agricolo di qualità».
Con la Rete, introdotta con il provvedimento Campolibero e operativa da febbraio, per la prima volta in Italia si è creato un coordinamento per il contrasto dello sfruttamento nel lavoro agricolo, avviato un percorso di semplificazione e istituita una certificazione delle aziende agricole in regola, aumentando i controlli su quelle non iscritte.
L’azienda per cui lavorava Zakaria, per un macabro scherzo del destino, si trova in via Martiri della Resistenza.