Le immagini dell’ex presidente Mohammed Morsi che vengono distribuite, vendute o esibite nel sit-in permanente di Rabaa al-Adaweya, in piazza Nahda e alle porte della moschea Qaet Ibrahim ad Alessandria mostrano un volto ieratico, di un simbolo che è scomparso dalla scena pubblica. Se alla destituzione di Hosni Mubarak l’11 febbraio 2011 tutti risposero con scene di giubilo, e i fedelissimi di Mubarak dovettero attendere mesi prima di esibire di nuovo apertamente la loro passione per l’ex rais, per metà degli egiziani Morsi è un eroe o ancora il presidente in carica. La visita di Catherine Ashton, l’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea, ha contribuito a umanizzare il fantasma dello scontro tra Fratelli e militari. Ashton ha parlato di un Morsi che legge i giornali e guarda la televisione, insomma un uomo che continua ad avere rapporti con l’esterno ma che non ha voce per parlare con i media. Per questo Ashton ha promesso di non rivelare le opinioni del presidente assente. Non solo, di Morsi non si sa più nulla: neppure dove sia detenuto. Tanto che Ashton ha dovuto affrontare un viaggio in aereo per arrivare in una struttura militare non identificata.
Tutti questi elementi continuano a creare un alone di mito verso un personaggio politico che quando è stato deposto era ai minimi della sua popolarità. Un altro punto contribuisce a rafforzare il presidente assente: l’ambiguità dei motivi che giustificano la sua detenzione. La distinzione tra un Mubarak, nella rappresentazione dei rivoluzionari unico colpevole di trenta anni di corruzione, dell’uccisione di manifestanti e altri inammaginabili crimini, e un Morsi, che forse è stato aiutato da Hamas ad evadere dal carcere oppure una spia, contribuiscono a motivare i Fratelli musulmani a proseguire a oltranza nelle loro manifestazioni. E così apparivano ieri raggianti: consapevoli che l’assenza di Morsi farà guadagnare nuovi consensi alla Fratellanza più della sua presenza. E così «Ashton ha incontrato Morsi come il vero presidente egiziano», ha detto al manifesto Essam El-Arian, medico, ideologo e leader del movimento.
I due presidenti in prigione hanno dei volti completamente opposti. Hosni Mubarak è stato subito rappresentato come vecchio e malato. Morsi è stato prima descritto come in ottima salute (anche da Ashton) e trattato con gli onori dovuti ad un ex presidente. In altre parole, il primo è irrimediabilmente condannato dietro alla grata di un carcere di massima sicurezza, il secondo è l’uomo che ha ordinato di non usare violenza mentre veniva destituito. Morsi ha una Repubblica dov’è ancora salutato come presidente, e i Fratelli non sono ancora pronti per essere definiti dei feloul, degli uomini del vecchio regime.