Xiomara Castro è la prima donna ad aver assunto la presidenza della repubblica in Honduras, raccogliendo il maggior numero di voti della storia (in particolare dai giovani).
Nel suo discorso d’insediamento ha così esordito: «A duecento anni dall’indipendenza (dalla Spagna ndr) stiamo rompendo catene e tradizioni», riferendosi così pure al retaggio del machismo latinoamericano, nel paese col più alto tasso di femminicidi in America Latina (4,7 ogni centomila donne). «Non più squadroni della morte, né crimine organizzato; e non più silenzio sui femminicidi» ha sentenziato, dichiarandosi «antipatriarcale» e annunciando una prossima legge per l’aborto e sui diritti Lgbt. Anche se poi, oltre a una vicepresidente dei due previsti, ha nominato solo due ministre donne: alle Finanze e a capo della Banca Centrale.

A darle manforte con la loro presenza all’investitura, la vicepresidente degli Stati uniti, la democratica Kamala Harris e la due volte presidente argentina Cristina Fernández (succeduta al marito Nestor Kirchner), tuttora vice capo di stato di un governo progressista. C’era (l’ex guerrigliera) Dilma Roussef , alla guida del Brasile fra il 2011 e il 2016 e fatta decadere durante il secondo mandato con un golpe istituzionale. Mentre non si è palesata alla cerimonia l’attuale co-presidente del confinante Nicaragua, Rosario Murillo de Ortega.

Diverse altre sono state le donne alla guida di paesi nel subcontinente. La prima fu Isabelita Martinez de Perón, succeduta da vicepresidente alla morte del marito populista Juan Domingo (1974-1976). Poi nel 1990 in Nicaragua Violeta Barrios sconfisse alle urne il “fu” comandante Daniel Ortega. Lei che era stata la consorte del direttore del quotidiano La Prensa, Pedro Jaquin Chamorro, fatto uccidere dal dittatore Somoza nel gennaio 1978. E che alla caduta del somocismo nel luglio 1979 fu membro della prima giunta del governo rivoluzionario. Da candidata delle destre scaricò ben presto i nostalgici dell’antica dinastia per disarmare i contras e garantire una transizione pacifica.

Il Centro America ha poi espresso la conservatrice Mireya Moscoso a Panamà (’99-2004) vedova dell’ex presidente Arnulfo Arias. E la socialdemocratica Laura Chinchilla in Costarica (2010-2014). Così come ora in Honduras Xiomara Castro, subentrata dodici anni dopo al marito Manuel Zelaya spodestato da un golpe.
Mentre in Cile la socialista Michelle Bachelet (figlia del generale Alberto, morto nel 1974 per le torture subite nelle carceri del regime di Pinochet) ha governato durante due mandati (2006-2010 e 2014-2018) per finire a ricoprire oggi la presidenza della Commissione per i Diritti Umani dell’Onu.

Da ultima, fra le donne che hanno ricoperto cariche per brevi periodi, c’è la boliviana Jeanine Añez subentrata a Evo Morales dopo il “golpe elettorale” del novembre 2019. Presidente ad interim per un anno, fu poi arrestata per il suo coinvolgimento nel colpo di stato.