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Xi Jinping si butta «a sinistra»: campagna di autocritica nel Pcc

Xi Jinping si butta «a sinistra»: campagna di autocritica nel PccXi Jinping – Reuters

Cina Il presidente «per la linea di massa»

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 27 settembre 2013

Condannato il «rosso» Bo Xilai all’ergastolo, il presidente cinese Xi Jinping lo supera ampiamente a sinistra, lanciando una fragorosa campagna di «autocritica», per ristabilire quella «linea di massa» che dovrebbe riagganciare la popolazione alla sua guida suprema, il Partito.
Xi ha trascorso quattro giornate di autocritica con i funzionari dell’Hebei, per ascoltare gli errori dei «compagni» e rettificarli. Si tratta di un evento che ricorda da vicino quanto succedeva durante la Rivoluzione culturale e che pare confermare la stretta di Xi sul Partito; non a caso Xi Jinping avrebbe effettuato sessioni di autocritica insieme ai 25 membri del Comitato Centrale negli incontri di giugno. «Da quando siamo stati promossi al rango di funzionari – avrebbe dichiarato un quadro dell’Hebei – abbiamo cominciato a sentirci fin troppo bene e ad assumere un atteggiamento arrogante. Abbiamo riempito di lodi e ci siamo dimostrati compiaciuti con chi ci stava attorno».
La mossa ha giustificazioni sia politiche sia economiche. Il sistema attraverso il quale i funzionari hanno appoggiato investimenti sbagliati (speculazione edilizia) e favorito la nascita di una generazione di super ricchi, non è più sostenibile né economicamente né socialmente. In un periodo di rallentamento dell’economia nazionale, dato che le voci di una ripresa non sono confermate, la popolazione cinese vive ormai con frustrazione l’esistenza dei super ricchi, che sfoggiano auto e beni di lusso, mentre il resto della gente comincia a chiedere prestiti per sopravvivere.
Le pratiche «maoiste» di Xi – come il lancio della campagna della «linea di massa» con stretta connessione tra vertice e base del Partito – sembrano voler recuperare quella massa di persone che avevano Bo Xilai come proprio riferimento sociale. Torna quindi quel «bombardamento al quartier generale», sotto forma di strato del Partito arricchito e dedito alla bella vita, che aveva reso celebre Mao nel periodo della Rivoluzione Culturale. Obiettivi: eliminare i formalismi, la burocrazia, l’edonismo, per ritornare ad essere faro della società cinese e non un modello da criticare e contro cui si può aizzare quella parte della popolazione che, dopo anni di «locomotiva economica», rimpiange il periodo in cui tutti avevano poco, ma in uguale misura.

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