La rivoluzione non è un pranzo di gala, lo sappiamo tutti, e ora Xi Jinping ci ricorda che rinnovare il paese «non è come fare una passeggiata nel parco».

Con la consueta verve retorica e ricca di riferimenti colti, Xi Jinping con tre ore e mezzo di discorso di apertura al Congresso del Partito comunista cinese, ha messo nero su bianco quanto emerso in cinque anni di vertice: con lo stretto controllo politico del Partito sulla società cinese, la difesa da influenze esterne e il grande spirito del popolo cinese, la Cina entrerà in una «nuova era» nella quale sarà spinto al massimo il socialismo con caratteristiche cinese, ottenendo una moderata prosperità della popolazione e un ruolo globale rilevante del paese.

Ieri Xi Jinping, il segretario del partito comunista cinese dal 2012 e presidente della repubblica popolare dal 2013, ha aperto i lavori del diciannovesimo congresso del partito comunista scandendo i successi ottenuti in questi ultimi cinque anni e lanciando il paese direttamente verso il 2050, un anno dopo il centenario della nascita della Cina popolare.

A quel punto, ha detto Xi Jinping nel suo lungo discorso, la Cina sarà una grande e moderna nazione socialista. I due fulcri per ottenere questo risultato sono estremamente importanti per comprendere tanto il «pensiero» di Xi Jinping, quanto la tendenza futura della Cina: il primo punto da ottenere sarà quello che consentirà il raggiungimento di una società moderatamente prospera.

Significa che la Cina, pur con le sue contraddizioni ai nostri occhi, prosegue una strada di politiche interne miranti ad allargare l’uguaglianza sociale attraverso un miglioramento delle condizioni di vita di tutta la popolazione. Portando al paradosso le parole di Xi, potremmo immaginarci questa tendenza: un paese formato da una élite e da una stragrande maggioranza di popolazione da annoverare quale «classe media».

Per ottenere questo risultato il focus sarà il mondo rurale: è in quell’ambito che si annidano i milioni di poveri ancora esistenti in Cina, sacche sociali rimaste indietro per i difetti, che la dirigenza cinese conosce perfettamente, dovuti allo straordinario sviluppo degli ultimi anni.

L’urbanizzazione e la spinta su progetti edilizi e di grandi opere hanno lasciato indietro fette di popolazioni che quelle strutture, di fatto, non possono neanche sognarle, altro che viverle, farle proprie o concepirle come centro della propria vita.

Non a caso Tuo Zhen, portavoce del 19mo Congresso Nazionale del Partito comunista, ha ricordato che «la chiave per l’edificazione di una società moderatamente prospera risiede nella popolazione rurale. La vera sfida sta nel sollevare dalla povertà la popolazione delle aree rurali più depresse del paese».

Dall’inizio del suo mandato, ha ricordato il portavoce, il presidente Xi ha posto il contrasto alla povertà al primo posto dell’agenda del partito, «presiedendo a 17 importanti riunioni e ordinando 25 studi sull’argomento». Tra la fine del 2012 e la fine dello scorso anno, il numero di cittadini cinesi che vivono in condizioni di povertà, secondo i dati ufficiali, è calato da 98,9 a 43,3 milioni

Il secondo architrave della «nuova era» della Cina moderna e socialista concepita da Xi Jinping è sicuramente la politica estera: Xi ha promesso un paese aperto a investimenti stranieri, come ha sempre ribadito, ma ha anche specificato la necessità di modernizzare le forze armate, vero e proprio gap tra Cina e Usa. E ha ribadito che la Cina avrà un ruolo molto più centrale che in passato sulla scena internazionale.

Da segnalare poi alcuni avvertimenti; Xi Jinping ha specificato che «dobbiamo dire con chiarezza che permangono elementi di inadeguatezza nel nostro lavoro, e numerose sfide a venire».

La Cina, ha detto il presidente, si trova a uno «stadio preliminare» del socialismo e il paese è «sotto molti aspetti» ancora in via di sviluppo. Infine Xi Jinping ha avvertito gli oppositori, esprimendo «ferma opposizione» a chiunque possa minare l’unità del paese e – soprattutto – la sua leadership: «Dobbiamo fare di più per proteggere gli interessi del popolo e opporci fermamente a qualsiasi iniziativa possa arrecargli danno, o allontanare il Partito dal popolo».