Il successo dell’heavy metal nel corso dei decenni si è consolidato grazie alla capacità di essere percepito come una musica di ribellione, non tanto politica o ideologica, ma un affronto al conformismo. Diventato poi un genere di massa e divisosi in miriadi di sotto-categorie, ha comunque mantenuto la capacità di mantenere in qualche nicchia l’immagine di sottocultura antagonista che lotta contro il pensiero dominante e il perbenismo. È stato così in grado di relazionarsi spesso con il lato oscuro dei giovani, incarnare un senso di disagio che l’ha reso uno degli ambiti musicali preferiti dai ragazzi meno inclini ad adattarsi alle regole. Riesce ad essere oggi contemporaneamente una controcultura dissacrante e inclusiva, che celebra il cattivo gusto e raccoglie una comunità eterogenea di fan che cercano un’identificazione nelle esasperazioni musicali ed estetiche. Tuttavia negli ultimi tempi sembra che alcune frange del metal si stiano sempre più avvicinando a ideologiE razziste ed estremiste e c’è un numero crescente di artisti che vuole prendere le distanze e ribellarsi a questo.

Il casus belli più recente ha visto come protagonista Phil Anselmo, cantante dei Down ed ex frontman dei Pantera. Lo scorso gennaio ha partecipato in California al «Dimebash 2016», un concerto all-star in ricordo di Dimebag Darrell chitarrista ucciso nel 2004 da uno squilibrato durante uno show. Dopo essersi esibito con artisti quali Dave Grohl dei Foo FIghters, Robert Trujillo dei Metallica e Robb Flynn dei Machine Head, Anselmo ha chiuso la serata nel peggiore dei modi, rivolgendosi al pubblico con il saluto nazista gridando «White Power!» (Potere bianco), lo slogan degli estremisti razzisti americani. Il gesto è stato ripreso e diffuso sul web e ha suscitato enorme scalpore. Il cantante ha minimizzato dicendo che si trattava solo di uno scherzo e che non doveva scusarsi con nessuno. Ma il mondo del metal ha reagito. Il primo a farlo è stato Robb Flynn che, dopo aver partecipato alla serata, ha smascherato Anselmo rivelando che l’ex leader dei Pantera aveva pronunciato diverse frasi razziste. «Solo nella comunità metal un gesto così può essere dimenticato. In nessun altro contesto verrebbe accettato – ha detto Flynn in un video -. Io ero lì. È stato un grande evento. Ma quando ho incontrato Phil dopo 30 secondi mi aveva già detto che odiava i due dischi in cui suonavamo come “dei negri”. Quello che mi meraviglia è come tutti, me compreso, hanno paura a denunciare queste cose. È una cosa che va avanti da sempre. Non è la prima volta che succede e nessuno l’ha mai ripreso per questo. Ma è ora di dire basta».

La denuncia di Flynn ha lasciato il segno. Dopo la sua dichiarazione altri artisti hanno deciso di parlare e di stigmatizzare ogni atteggiamento di intolleranza. «Quello che è accaduto fa parte di un problema più grande – ha detto Corey Taylor degli Slipknot –. La nostra band si è sempre battuta per unire la gente contro il razzismo». Scott Ian, chitarrista degli Anthrax, è stato anche più deciso: «Non ho nessuna tolleranza per queste cose. Non prendere posizione è grave quasi come queste azioni. Quello che ha fatto Anselmo è vile». Anche Kerry King degli Slayer, band spesso accusata di simpatie fasciste, ha voluto dire la sua: «Ci hanno definito antisemiti, ma in modo del tutto immotivato. Abbiamo fatto una canzone che si chiamava Angel of Death (un brano del 1986 che parlava del medico nazista Joseph Mengele, ndr). Rra il titolo di un documentario di History Channel che ha vinto forse anche dei premi. Ma quando gli Slayer hanno fatto una canzone ci hanno dato dei razzisti. Ma sono persone che non conoscono le cose. Quello che ha fatto Phil Anselmo invece è grave, ha sorpassato un confine».

Alcuni festival rock hanno deciso di reagire cancellando l’esibizione dell’attuale gruppo di Phil Anselmo, i Down, dalle scalette. È successo per il festival olandese «FortaRock», ha fatto poi seguito il francese «HellFest» che ha rischiato di perdere dei finanziamenti pubblici dopo le polemiche. I Down, criticati anche da molti siti metal, hanno così deciso di cancellare tutte le date europee tra cui anche quella al «Gods of Metal» di Monza, in programma il prossimo 2 giugno dove dovevano esibirsi insieme a Rammstein, Korn e Megadeth.

Il problema del razzismo nel metal va tuttavia più in profondità delle esternazioni e delle idee di un singolo interprete. Ormai da diversi anni sta acquistando sempre più spazio un filone chiamato NSBM, National Socialist Black Metal. Per quanto la definizione possa far sorridere, il nazi-metal iniziato come fenomeno clandestino è andato via via consolidandosi in una scena musicale internazionale con ramificazioni e collegamenti a movimenti politici estremisti. Il caso più noto è quello del partito neonazista greco Alba Dorata. Tra le figure di spicco della formazione c’è il parlamentare Giorgos Germenis. Ha sempre affiancato la carriera politica a quella di membro di gruppi black metal con lo pseudonimo Kaiadas, proponendo nelle canzoni tematiche legate al paganesimo, all’antisemitismo e all’incitazione dell’odio razziale. La musica è una fonte di finanziamento per l’attività politica e non solo. Germenis è stato anche arrestato con l’accusa di aver guidato un’organizzazione criminale parallela colpevole di azioni violente contro gli immigrati. Il leader di Alba Dorata, che alle ultime elezioni ha ottenuto il 6,28% dei voti, è Nikólaos Michaloliákos sotto processo per l’omicidio del rapper antifascista Pavlos Fyssas, avvenuto nel settembre 2013. Non è un caso che la Grecia vanti una delle scene più consolidate di nazi-metal con band come Der Sturmer (che si sono esibiti spesso in Italia), Naer Mataron (in cui milita Germenis), Bannerwar, Wolfnacht e Legion Of Doom, tutti sostenitori di Alba Dorata. I gruppi di questa scena tendono ad esibirsi in festival che sconfinano sempre di più in adunate politiche. Ma spesso finiscono nelle programmazioni di grandi rassegne. Lo scorso autunno diverse band metal hanno minacciato di ritirarsi da un festival olandese chiamato «Deathfest» quando hanno scoperto che tra gli invitati c’era una band chiamata Disma, guidata dall’americano Craig Pillard, neonazista dichiarato. E non si tratta solo di provocazioni. La Darker Than Black, agenzia di concerti e etichetta discografica è gestita dal tedesco Hendrik Möbus, artisticamente noto come leader del gruppo degli Absurd, ma soprattutto militante politico neonazista. Negli anni Novanta, ancora minorenne, torturò e uccise un suo compagno di scuola che aveva marchiato come omosessuale e di sinistra, scontata la sua pena è andato negli Stati Uniti dove ha stretto legami con i neonazisti della National Alliance ed è finito in carcere. Tornato in Germania, dopo vari processi per propaganda nazista, ha collaborato con il partito di estrema destra tedesco Npd, animando la scena Nsbm europea per cui organizza concerti e vende materiale discografico e merchandising. Ha molti contatti con l’estremismo di destra e alcuni siti antifascisti tedeschi lo hanno messo al centro di una rete neonazista di Berlino responsabile anche di azioni violente contro stranieri e immigrati.

Möbus organizza eventi anche in Italia: il 2 aprile scorso a Milano (in una location non resa pubblica precedentemente) si è organizzato un festival nazi-metal guidato dalla band dei Graveland. L’evento ha raccolto adesioni da tutta Europa e le prevendite dei biglietti facevano capo al sito www.merchant-of-death.biz emanazione dell’etichetta discografica di Möbus.