Nel nord del Galles c’è una squadra che sta provando a scalare le vette del football d’oltre Manica. Si chiama Wrexham e insieme a Cardiff, Swansea e Newport, compone il contingente di compagini del Paese del drago rosso che disputano uno dei quattro campionati professionistici inglesi. Soprattutto Cardiff e Swansea vantano un curriculum di tutto rispetto. Con un totale di 26 apparizioni nella massima serie e una coppa a testa (la FA Cup il team della capitale, la Coppa di Lega i «cigni») hanno creato un duopolio sul calcio gallese, anch’esso nel mirino del Wrexham.

La corsa verso il successo si sta materializzando grazie all’aiuto di due attori statunitensi, Ryan Reynolds e Rob McElhenny, ai loro patrimoni e a tutto quello che la loro notorietà comporta, anche in termini di mera pubblicità. Non proprio due celebrità assolute, il primo famoso per aver interpretato Deadpool in Wolverine e Lanterna Verde negli omonimi film, il secondo per varie comparsate in serie televisive, tra cui Lost, ma tant’è. Una cosa sia chiara, però: in questo caso di coincidenze fortunate, come un lontano parente tifosissimo del Wrexham o altri accadimenti ammantati di romanticismo, non ce ne sono.

A fine 2020 i due statunitensi hanno fiutato l’affare. Un club sì piccolo, ma senza debiti. Il lavoro di risanamento era stato infatti sapientemente condotto da un trust di tifosi, la panacea di tutti i mali (finanziari) soprattutto per compagini di medie e piccole dimensioni.

E così Hollywood è sbarcata in una cittadina industriale di 63mila anime a un’ora di treno da Liverpool. Disney+ ha prodotto l’immancabile serie dal titolo Welcome to Wrexham (due edizioni, una sul 2021-22 e una sulla stagione successiva), contribuendo a creare quello che gli anglosassoni chiamano hype. Ovvero il battage pubblicitario che ha contagiato un discreto numero di appassionati a stelle e strisce, disposti ad attraversare l’oceano per godersi un match al Racecourse Ground, che di conseguenza fa registrare un tutto esaurito dietro l’altro. L’impianto è ormai privo, causa ristrutturazione, delle gradinate che gli appassionati italiani più attempati impararono a conoscere dalla diretta Rai di un match di Coppa delle Coppe 1984-85. Quello che vide fronteggiarsi Wrexham e la Roma ancora del divino Paulo Roberto Falcão, in un singolare incrocio tra il football nostrano e quello gallese.

Sebbene sia tutto un po’ troppo «costruito a tavolino» è indubbio che almeno i tifosi bianco-rossi non possono che essere felici della situazione attuale. Reduci da lunghi anni intossicati da debiti finanziati e da una presenza costante (15 stagioni) nella English National League, la lega semi-dilettantista, quelli del Wrexham sono approdati in terza divisione (dove mancavano da 19 anni) con la seconda, scoppiettante, promozione consecutiva. In questi casi spesso si dice che «il limite è il cielo», ma ci permettiamo di essere un po’ scettici sull’eventualità promessa dal duo holliwodiano che il Wrexham possa raggiungere la Premier entro il 2033. Forse la transumanza di tifosi americani o provenienti da altri paesi, in atto per ogni partita casalinga, cesserà quando Disney+ deciderà di non fare la terza o quarta serie oppure il team non sarà più invitato a giocare amichevoli estive di extra-lusso, come accaduto nel 2023. A Chapel Hill, sede della North Carolina University alma mater di sua maestà Michael Jordan, erano in 50mila per un improbabile Chelsea v Wrexham, finito 5-0 per i Blues. Insomma, l’hype si potrà anche ridimensionare, ma intanto ci dovremo sorbire ancora per un bel po’ tutta la retorica posticcia sulla «meravigliosa favola» della bella addormentata gallese risvegliata dai principi americani.

È vero, meglio due attori di Hollywood che la controversa proprietà saudita del Newcastle, accolta con poche voci di dissenso da una tifoseria calda, numerosa, ma forse troppo abituata alle delusioni e alle sconfitte fragorose per arricciare il naso. La mercificazione estrema del fenomeno football rimane. Se si verifica nelle divisioni minori peggio ancora. Per carità, la storia e la tradizione rimangono, ma soprattutto l’ultimo elemento esce profondamente intaccato da operazioni che lasciano i puristi e, ci piace pensare, non solo loro con l’amaro in bocca. E per favore, non chiamatele favole.