Un manichino con le sembianze da operaio impiccato al cavalcavia via Ferraris in segno di protesta: è stata l’azione dimostrativa realizzata ieri dagli operai Whirlpool di Napoli. La multinazionale Usa ha ribadito, nell’ultimo tavolo al ministero dello Sviluppo economico, che il 31 ottobre il sito chiuderà: 350 dipendenti a casa più l’indotto spazzato via.

Per oggi i sindacati hanno proclamato 8 ore di sciopero e una riunione per decide nuove azioni di lotta. Sabato i dipendenti non lasceranno che le porte dello stabilimento si chiudano. Hanno invitato tutte le forze politiche e sociali della città a raggiungerli per un’assemblea aperta: «La nostra vicenda – si legge nella lettera diffusa dalla Rsu – ha fatto emergere tutte le debolezze di un sistema politico che, dinanzi ad accordi firmati al ministero, di fronte a una scelta unilaterale di una multinazionale, non riesce con gli strumenti classici a contrastare l’azienda».

I sindacati chiedono che la trattativa con la Whirlpool passi in capo alla presidenza del consiglio: «L’amministrazione Trump si è messa di traverso rispetto al progetto dell’azienda di spostare il polo delle lavatrici di lusso in Cina – ragionano alla Fiom campana -. La pandemia è un deterrente rispetto alle delocalizzazioni nell’est Europa e persino portare la produzione in Usa non conviene con il virus che dilaga. Abbiamo chiesto al premier Conte di intervenire direttamente sulla proprietà affinché confermi le lavatrici a via Argine». Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato 4 ore di sciopero di tutti i settori produttivi nell’area metropolitana partenopea per il prossimo 5 novembre con manifestazione a piazza Dante.

«L’epidemia – spiegano i segretari generali Cgil, Cisl e Uil di Napoli – ha aggravato le condizioni di lavoratori, pensionati e studenti, evidenziando le carenze dei sistemi di protezione sociale. La crisi ha, inoltre, aumentato le diseguaglianze territoriali. La vertenza Whirlpool assume valore generale come argine per il futuro dell’industria cittadina». I sindacati chiedono di impedire la chiusura della fabbrica ma anche di lavorare alla difesa e rilancio di produzioni industriali di qualità dell’area: Whirlpool, Fca, Fincantieri, Leonardo, la filiera chimica, tessile e agroalimentare. Infine, di inserire nei provvedimenti di sostegno alle imprese «il vincono che ne subordini l’utilizzo alla verifica della quantità, qualità e regolarità del lavoro».