Secondo tavolo, secondo – piccolo – passo avanti. La vertenza per salvare la Whirlpool di Napoli ieri è riapprodata al ministero dello sviluppo con la novità della presenza – imposta dal ministro Luigi Di Maio – del presidente Emea (Europa e mediterraneo del gruppo americano) Gilles Morel ha confermato che Whirlpool «non si disimpegna da Napoli, sul cui stabilimento vuole lavorare insieme alle parti per garantire occupazione duratura». Morel ha chiesto al ministero dello Sviluppo economico «di aprire un tavolo tecnico per discutere della continuità produttiva di Napoli».

PAROLE CHE NON HANNO convinto totalmente i sindacati, convinti in gran parte che l’opzione vendita rimanga sul tavolo sebbene con una garanzia sul rispetto degli attuali livelli occupazionali.
Al tavolo non sono mancati momenti di tensione. I 300 dipendenti – su un totale di 412 – che aspettavano di sotto a via Molise sotto la canicola romana erano arrabbiati soprattutto per il blitz di venerdì scorso con cui l’azienda ha caricato le lavatrici dal sito napoletano di via Argine e dall’altro stabilimento campano di Teverola (Caserta).

Al tavolo l’azienda ha definito la pratica normale ma a quel punto gli Rsu hanno perso la pazienza: «Normale? Di notte? Come i ladri?». In quel momento è intervenuto il segretario Fiom di Napoli Rosario Rappa che ha stigmatizzato «l’atto unilaterale che mina la fiducia reciproca: se volete metterla sul piano dell’ordine pubblico martedì a Napoli c’è la cerimonia di apertura: noi ci autoinvitiamo in diretta mondovisione».
La sortita ha portato a decidere per una nuova convocazione già all’inizio della prossima settimana. A quella data Whrilpool dovrà definitivamente scoprire le carte: lascerà la produzione di lavatrici – compreso il nuovo modello Natis promesso allo stabilimento campano – o troverà un compratore che acquisirà lo stabilimento? Lo stabilirà un tavolo tecnico che ricerchi soluzioni con cui rendere possibili il contenimento delle perdite per circa 20 milioni l’anno denunciate dal gruppo per il sito di Napoli il tutto all’interno di un 2019 che sta registrando una ulteriore flessione del 55% dell’export di lavatrici verso gli Usa che ha ulteriormente gravato sulla redditività del sito.

Di Maio a fine tavolo si è detto ottimista. «Nessuna chiusura, nessun disimpegno e la piena occupazione dei lavoratori coinvolti in questa vicenda: questi sono i capisaldi che abbiamo ottenuto e sui quali possiamo ricostruire», rivendica il vicepremier.

TRA I 300 LAVORATORI in presidio sotto al ministero, la tensione è alta e, alla fine dell’incontro, l’ad di Whirlpool Italia, Luigi La Morgia – ex direttore proprio dello stabilimento campano – viene contestato. «Finalmente la direzione aziendale si è detta pronta a ragionare di ogni soluzione senza pregiudiziali», riconosce comunque il segretario nazionale della Uilm Gianluca Ficco e anche la Fiom vede un «piccolo passo avanti» con Barbara Tibaldi della segretaria nazionale e il segretario generale di Napoli, Rosario Rappa. L’incontro è invece «del tutto insoddisfacente» per la segreteria nazionale della Fim Cisl, Alessandra Damiani. «Il governo pubblicamente si impegna a coprire le perdite economiche di 20 milioni all’anno», denuncia Damiani, «senza neanche avere un’idea chiara della missione produttiva del sito e senza nessuna garanzia di lungo periodo».

Qualcuno contento del tavolo ieri c’era. Era l’assessore al lavoro della regione Marche Loretta Bravi: «Sono stati confermati dall’azienda gli investimenti in Italia, le linee guida del Piano industriale firmato nell’ottobre scorso e per quanto riguarda in particolare le Marche, confermato anche il trasferimento della produzione di lavatrici e lavasciuga da incasso dalla Polonia a Comunanza (Ascoli Piceno, ndr) con la conseguente salvaguardia dei posti di lavoro».

DOMANI INVECE AL MISE saliranno i lavoratori della Jalib – altra multinazionale americana ma nel campo della tlc – che a Marcianise – anch’essa nel Casertano – ha annunciato di una procedura di licenziamento per 350 addetti del sito.