La crisi non c’è per la Western Union, multinazionale americana di money transfer che ha anche una lauta convenzione con Poste italiane per il trasferimento di denaro, ma pretende lo stesso di licenziare in Italia e delocalizzare in Grecia e Lituania: inseguendo la crescita dei margini di profitto decide di lasciare a casa 90 lavoratori su 129, tra Roma e Milano. Dopo una lunga protesta, oggi è il giorno dello sciopero proclamato dalla Cub con presidio sotto il Mise dalle 9,30.

«È inaccettabile, oggi più che mai, la volontà di delocalizzare le attività e di licenziare per una società in ottima salute e che gode di una posizione dominante nel mercato italiano, fruendo di autorizzazioni e concessioni emanate da Mef e Banca di Italia. Il governo intervenga: se non si fermano queste operazioni di speculazione sulle spalle dei lavoratori, sarà una caporetto», denuncia Antonio Amoroso della Cub.