Con il decreto «sostegni bis» arriva anche una riforma del welfare per almeno mezzo milione di lavoratori dello spettacolo. La misura, definita «storica» dal ministro della cultura Franceschini e da quello del lavoro Orlando, è una razionalizzazione di norme in discussione in parlamento e presenta alcuni limiti tipici delle misure di Welfare categoriale senza una visione di insieme che tuteli precari, autonomi e disoccupati indipendentemente dalla tipologia del lavoro svolto.

In questi mesi al governo era stato chiesto un «reddito di continuità» per sostenere un’attività intermittente. Al suo posto ci sarà invece una nuova assicurazione contro la disoccupazione involontaria, un altro ammortizzatore sociale chiamato «Alas» che si aggiunge alla giungla di quelli già esistenti e durerà al massimo sei mesi. Resta ancora alto il numero delle giornate richieste per il riconoscimento dell’anno contributivo: 90 giorni, mentre l’Inps stesso ha consigliato di portarlo a 60. L’accesso all’indennità per malattia prevede il possesso non più di 100, ma di 40 contributi giornalieri versati al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo. La misura mantiene la logica assicurativa, e non universalistica. Non sembra esserci traccia delle richieste sulla contribuzione figurativa nel 2020 e 2021 e delle norme per disincentivare ’ abuso di contratti a termine e finti lavori autonomi. Previste le tutele per la genitorialità, l’aggiornamento dell’elenco dei soggetti assicurati al Fondo pensioni dello spettacolo. I lavoratori iscritti a questo fondo saranno automaticamente assicurati all’Inail. Resta da capire cosa accadrà a chi è costretto ad operare in una zona grigia.

È stato prolungato a 43 mila lavoratori dello spettacolo (dati del ministero Cultura) un bonus di 4 mensilità: 1600 euro. Lo stesso avverrà per il «reddito di emergenza», un doppione non più temporaneo del «reddito di cittadinanza» che non sarà esteso in maniera strutturale e senza vincoli.

«Aspettiamo di vedere le norme, ora è come giudicare un quadro dalla cornice. Un passo avanti però è stato fatto» sostiene l’associazione «Bauli in piazza-We make events». »Il governo non ha il coraggio di cambiare Non ci servono riserve indiane, ma diritti per tutti – sostiene la rete Professionisti spettacolo e cultura-Emergenza continua – Non ci resta che rilanciare una forte mobilitazione sui territori e a Roma».