Sopravvivere 63 giorni in una città in rivolta prima del suo anno zero è ciò che offrono gli sviluppatori della Pixelated Milk in un nuovo gioco di ruolo ambientato durante la rivolta di Varsavia.
Non è stata certamente una scelta casuale da parte dell’autoctona Gaming Company quella di lanciare Warsaw in versione Steam il 2 ottobre scorso, data che coincide con la fine dell’insurrezione della capitale polacca contro gli occupanti nazisti. Fa uno strano effetto rivedere le mappe bidimensionali di una città che di lì a pochi giorni sarebbe stata rasa al suolo dai tedeschi. Nessuna distopia, è tutto realmente accaduto come ha spiegato Michal «Sledziu» Sledzinski della Human Ark Animation a commento della realizzazione di un trailer d’animazione che sembra rimandare per tono e stile al crudo realismo bellico del film d’animazione Una tomba per le lucciole (1988) di Isao Takahata, altra storia di sopravvivenza tra le macerie ma questa volta a Kobe in Giappone.

L’incipit contiene la promessa di una narrazione immersiva che finisce per essere molto testuale in questo gioco di ruolo che appartiene al sottogenere «roguelike» fatto di mappe casuali e combattimenti a turni. In termini di meccanica di gioco, Warsaw sembra una versione più sobria di Darkest Dungeon senza orpelli fantasy. Pixelated Milk non ha voluto puntare sull’epicità. Nel titolo polacco manca una voce narrante esterna. Non è forse l’orrore dell’agosto del ’44 inenarrabile in tutta la sua tragicità? La resistenza messa in piedi dall’Armia Krajowa, l’esercito clandestino di liberazione in Polonia, non sarebbe stata possibile senza una partecipazione attiva nella lotta da parte di donne e bambini. Non a caso molti dei personaggi che il giocatore può arruolare per completare le missioni nei diversi quartieri di Varsavia sono adolescenti proprio come le «schiere grigie» gli scout polacchi che erano stati catapultati nell’inferno bellico subito dopo la fanciullezza.

A differenza di Darkest Dungeon in Warsaw non c’è nessuno livello di stress tra i personaggi da considerare per proseguire nel gioco. Sono altri i fattori mentali di cui tenere conto. L’atteggiamento anticollaborazionista dei varsaviani deve essere pur sempre coltivato. Un morale basso da parte dei residenti di un distretto finisce per incidere sulla disponibilità di missioni da completare in una data zona della città. Qui entrano in campo le scelte del giocatore che può decidere se disseppellire un caduto per recuperare armi e munizioni o lasciare le scorte trovate tra un combattimento e l’altro ai civili. Come in ogni roguelike che si rispetti se il personaggio del giocatore muore, non può essere più recuperato. La rivolta di Varsavia non ha consegnato vincitori alla storia. Non resta soltanto che la possibilità di soccombere il più tardi possibile.

Paradossalmente a mancare nel titolo della Pixelated Milk è proprio la paura di morire che si ritrova invece in altre opere dedicate all’insurrezione della capitale polacca come nella pellicola di Andrzej Wajda I dannati di Varsavia (1957) o nel più recente Warsaw 44 (2014) di Jan Komasa con la scena di un bacio impossibile sotto una pioggia di proiettili. Una mancanza dovuta anche all’assenza di scorrimento orizzontale o di una visuale soggettiva nel pur sempre gradevole gioco della Pixelated Milk. Dov’è lo shock benjaminiano della paura di perdere la vita nella città-fenice rinata nel dopoguerra?