Elizabeth Warren, la senatrice democratica del Massachusetts candidata alla Casa Bianca per il 2020, è il primo grosso nome del partito a chiedere alla Camera l’avvio della procedura di impeachment per Donald Trump.
«I ripetuti tentativi del presidente di ostacolare l’indagine sul Russiagate del procuratore speciale Robert Mueller – ha scritto Warren su Twitter – fa sì che tutti e due i partiti mettano da parte le loro differenze politiche e compiano il loro dovere costituzionale. Questo significa che la Camera dovrebbe iniziare le procedure per l’impeachment contro il presidente».

A questa conclusione era già arrivata la deputata democratica Rashida Tlaib la quale a fine mese scorso aveva presentato una mozione di impeachment e che ora altri suoi colleghi, tra cui Alexandria Ocasio Cortez, Ilhan Omar e Al Green (per dirne alcuni), hanno dichiarato di voler firmare.

La presidente democratica della Camera, Nancy Pelosi, invece ha più volte affermato di essere di parere contrario per non dividere ulteriormente un Paese già spaccato, ed ha esortato i compagni di partito a cacciare Trump dalla Casa Bianca con i programmi, battendolo alle urne che si apriranno tra 18 mesi.

Il procedimento di impeachment per compiersi ha bisogno dell’approvazione di Camera e Senato e per avere la maggioranza al Senato (al momento controllato dai repubblicani) servono i due terzi dei voti a favore. Con queste premesse pare molto difficile che ci possa essere un esito favorevole, e lo scenario che si configura è quello di una lunga battaglia alla fine della quale la mozione per l’impeachment di Trump naufragherebbe cozzando contro lo scoglio dei repubblicani.

La prospettiva di un boomerang politico si aggiunge alla preoccupazione per gli effetti di questo lungo processo su la polarizzazione del Paese, cavalcata da un presidente che ha più volte ricordato di avere dalla sua parte, a difenderlo, gli elettori «più tosti e duri», e che non esita a fare dei suoi oppositori il target della violenza della sua base, come ha dimostrato il caso di Ilhan Omar, bersaglio di minacce di morte da parte dei supporter del tycoon.

Il partito si trova ora al bivio riguardo quale strada abbracciare, e il rapporto Mueller di fatto rimanda al Congresso la decisione se agire o meno contro Trump, pur ricordando, a una cinquantina di pagine dalla conclusione, che impeachment o meno quando non sarà più presidente Trump potrà essere processato per ostruzione della giustizia.

Secondo l’ala più a sinistra del Partito democratico non agire contro Trump per un calcolo di convenienza politica sarebbe il messaggio che non si è uguali di fronte alla legge, ed intentare l’impeachment è un dovere etico e morale.
Intanto il presidente della Commissione giustizia della Camera, Jerrold Nadler, ha inviato un mandato di comparizione per il report di Mueller con scadenza il 1° maggio, affinché il Congresso possa accedere non solo alla sua versione integrale ma anche a tutte le prove che compongono il rapporto.