Nell’anno della pandemia insieme a molte altre cose sono spariti i supereroi. I cieli (fantastici) del 2020 non hanno visto infatti creature dotate di super poteri solcarli seguendo sfide (impossibili) per salvare le sorti dell’umanità. Risucchiati dal buio degli schermi spenti per l’emergenza sanitaria, dalla crisi dell’industria hollywoodiana costretta a rimandare di un anno le uscite dei titoli blockbuster – Black Widow, The Eternals … – i personaggi straordinari delle saghe hanno dovuto arrendersi, almeno per ora, al virus in attesa che l’attività riprenda – nonostante gli orizzonti molto incerti in America come nel resto del mondo che stanno mettendo le sorti del cinema sempre più a rischio.

Da qui si può partire anche per parlare di WandaVision, la nuova e molto attesa «creatura» della Marvel da ieri su Disney + – con lancio pubblicitario planetario – prima serie in nove puntate legata all’universo degli Avengers, i protagonisti sono Wanda Maximoff (cioè Scarlett Witch, eroina con il dono della telecinesi) e l’androide indistruttibile Vision, nella veste inedita di una coppia innamorata, in una surreale cittadina americana che somiglia a un universo parallelo.

NON È SOLO questo il punto di contatto, ciò che infatti la serie diretta da Matt Shakman (C’è sempre il sole a Philadelphia) mette in campo è un «format» in cui la memoria della televisione americana dagli anni Cinquanta in poi, a comionciare dalle sitcom famigliari, si unisce all’immaginario dei supereroi: una sorta di «operazione nostalgia» aumentata (e non priva di una certa spregiudicatezza) che ha per oggetto un passato mitico – o mitologico? – molti gli omaggi a cult quali Lucy ed io o e Dick Van Dyke Show con pubblico in sala e risate dal vivo – e insieme quelle figure dell’immaginario, i supereroi appunto, che rimandano al piacere del cinema, della sala, delle folle, dei grandi incassi, di un rito collettivo fisico in presenza, il mondo «di prima» divenuto improvvisamente anch’esso archeologia.
L’operazione, curata dal presidente dei Marvel Studios Kevin Feige, risponde a una precisa strategia: se prima della creazione della piattaforma Disney + i Marvel Studios lavoravano ai kolossal per i grandi circuiti cinematografici, con la pandemia le linee guida sono per forza mutate – ne è stata già una prova The Mandolarian – e questa serie prova a interpretare le nuove esigenze.

MA COSA racconta WandaVision? Senza fare spoiler – pure se il «come» qui è forse più interessante perché dove siamo non ci vuole molto a capirlo – ci porta in un suburbio americano di villette tutte uguali, quelli che abbiamo visto tantissime volte, inquietudini comprese. Un paesaggio idilliaco e sorridente e insieme misterioso, sospeso, onirico. Del resto il titolo, WandaVision, può essere interpretato come «Wanda&Vision» ma anche come «La visione di Wanda»: quale sarà la strada giusta? Siamo nella testa della potentissima mutante (Elisabeth Olsen) che dopo il terribile scontro con Thanos (Avengers:Endgame) cerca una tranquillità nella quale dimenticare i dolori per le perdite di molti compagni? Lo stesso Vision (Paul Bettany) era morto in passato (Avengers; Infinity War) ma nel quadretto idilliaco attuale appare come un qualsiasi impiegato, esce al mattino con la valigetta mentre lei, perfetta mogliettina lo aspetta a casa, occupandosi delle faccende domestiche e poi dei di figlioletti gemelli. Nell’universo dolciastro di questo sogno i due saranno un po’ Vita da strega, La famiglia Brady, Gli amici di papà, attraversando quegli show più rassicuranti, in bianco e nero e poi a colori nella stagione aurea della tv Usa, tra permanenti cotonate e sorrisi da cui filtrano i passaggi dall’era Einsenhower a quella di Nixon.

SHAKMAN ha definito WandaVision un omaggio alla televisione – «abbiamo guardato tonnellate di programmi dagli anni cinquanta ai duemila» – ma ciò che conta in questo un pastiches di classici senza limiti spaziali o temporali, accattivante pure un po’ sinistro, come le facciate dell’epoca che sappiamo vanno demolite è l’operazione: il progetto di «trasportare» l’universo dei comics altrove, in una dimensione inedita, nella il pubblico dei fan si possa riconoscere, sorprendere senza però dimenticarne le altre storie. Postmoderno con esagerata accuratezza, WandaVision è un passaggio a un altrove che dobbiamo scoprire .