Oltre il 79% delle conversazioni online boccia i voucher, mentre il Jobs Act non piace a quasi l’88% degli utenti della rete. Sono queste le percentuali più significative che emergono da un’indagine web condotta dalla società Kapusons tra il 15 gennaio e il 5 marzo: il sentiment sondato sui principali social network, insomma, sembra deporre a favore dei quesiti referendari proposti dalla Cgil, su cui siamo chiamati a esprimerci il 28 maggio.

Tramite la propria piattaforma di web crawling e data intelligence, nel periodo tra il 15 gennaio e il 5 marzo Kapusons ha raccolto oltre 66 mila contenuti online riguardanti le politiche del lavoro, provenienti da fonti 1.0 (siti di news online) e 2.0 (social network). Ai fini della sentiment analysis sono stati isolati e analizzati i soli contenuti Twitter e Facebook contenenti almeno una delle seguenti keyword o hashtag: voucher, jobs act, jobsact, #voucher, #jobsact.

Sono poi stati applicati dei filtri utili a circoscrivere i contenuti realmente prodotti (escludendo quindi quelli condivisi o ritwittati) dai social account in base a 4 livelli di influenza della fonte: molto bassa, bassa, alta ed elevata. Una scelta che ha consentito di ascoltare e pesare sia la «pancia» della rete che i cosiddetti influencer, i profili cioè con un più alto numero di follower.

Il risultato è stato netto, spiega Kapusons: i voucher hanno registrato il 79,45% di opinioni negative, percentuale che sale all’87,95% se si parla di Jobs Act. Argomenti che – prosegue la società di indagine – spesso vengono considerati come un tema unico dagli utenti.

Andando più nel dettaglio sui motivi di questa bocciatura, si scopre che il 62,07% dei pareri negativi evidenziano che i voucher hanno fallito nel combattere il lavoro nero. Secondo il 20,69% i ticket negano i diritti dei lavoratori, anche sottopagandoli, mentre il 17,24% ritiene che non siano forme di lavoro che permettono di progettare un futuro.

Il 57,14% dei giudizi negativi sottolineano invece il fallimento del Jobs Act nel combattere la disoccupazione giovanile. Per il 25,17% non ha aumentato i posti di lavoro, mentre il 17,14% ritiene che abbia leso e negato i diritti dei lavoratori.

Interessante notare come la critica non si attesti solo sulla «forza precarizzante» di voucher e Jobs Act, ma anche e soprattutto sul fallimento degli obiettivi che questi due strumenti si erano prefissati.

A difesa dei voucher si schiera il 20,55% delle conversazioni online, mentre un altro 12,05% prende le parti del Jobs Act. Nello specifico, il 43,75% dei pareri favorevoli riconoscono ai voucher il ruolo di strumenti per far emergere e combattere il lavoro nero. Il 37,5% ritiene che devono essere utilizzati solo per i lavori occasionali, mentre per il 18,75% i problemi che si sono creati non sono relativi allo strumento in sé, ma all’uso che ne viene fatto da parte dei datori di lavoro.

Numeri che possono far riflettere perché sondano il sentiment della rete: ma attenzione, sottolinea Kapusons, «non è metodologicamente corretto trasformare questi giudizi in orientamenti di voto».