«Toscana, dalla Versilia alle isole è un ferragosto da tutto esaurito», titolano quotidiani e tv locali. Per avere conferma basta telefonare agli uffici di informazioni turistiche, o cercare su booking. E rendersi conto che sulla costa, ma anche in campagna e nelle località montane, la paura del coronavirus è stata relegata in un angolo nascosto del cervello. Un ritorno alla normalità (anche contro evidenze come alla discoteca versiliese Seven Apple) tanto desiderato dai toscani, e dai tanti ospiti estivi. A tal punto che le elezioni regionali di settembre, per scegliere l’erede di Enrico Rossi, appaiono ancora lontane. Poco avvertite. Quasi che la massima «del doman non v’è certezza» del conterraneo Lorenzo il Magnifico sia diventata, in questo agosto arroventato dal sole, il sottofondo della più inconsueta delle campagne elettorali.

PER DARE UN PO’ DI PEPE alla contesa, la destra e gli immancabili sostenitori del «voto utile» cercano di accreditare le 33enne pisana Susanna Ceccardi, leghista dura e pura, imposta da Matteo Salvini e mal digerita dagli elettori di Forza Italia, come una reale minaccia per il demrenziano Eugenio Giani, erede designato, all’unanimità, di Rossi. In realtà una media dei sondaggi dà Giani, appoggiato da Pd, Iv, quasi tutta Leu e Verdi, in vantaggio con una forchetta dai sei agli undici punti, superando sempre il 40% ed evitando così il ballottaggio.

E le intemperanze dell’elettorato leghista, che domenica ha dato dell’«ebreo di m…, comunista di m…» al figlio di Umberto Veronesi, candidato Pd che in un comizio di Salvini&Ceccardi era intervenuto chiedendo «di tenere alti i valori dell’antifascismo», avranno allontanato ulteriormente parecchi elettori berlusconiani.

C’È UNA SITUAZIONE BEN DIVERSA da quella emiliana di gennaio, dove peraltro a conti fatti Bonaccini prevalse di otto punti su Bergonzoni. Nel mezzo c’è stata la pandemia, che per toscani e toscane è stata ben affrontata dalle istituzioni locali, e anche dal governo.

A riprova, Swg ha rilevato che grazie alla gestione dell’emergenza, il 61% dei toscani esprime un giudizio positivo su Enrico Rossi. Venti punti in più del 2019. Ma «l’ultimo comunista», che ieri ha voluto ricordare fra i tanti una compagna come Denise Latini, morta di cuore a soli 43 anni, non si può ricandidare. Così per la prima volta in 50 anni, a parte due assai presunti eredi del Pci (il rizziano Salvatore Catello e il pcista Marco Barzanti), si giocano la Toscana Giani, 61 anni e antico socialista craxiano, apertamente favorevole al taglio dei parlamentari nel referendum costituzionale; la fieramente antirossi Ceccardi, e la pentastellata 43enne Irene Galletti, nata politicamente nei meetup.

PER FORTUNA DELLA SINISTRA Tommaso Fattori, 49 anni, storico portavoce dei movimenti per l’acqua pubblica e dei beni comuni, e la sua Toscana a Sinistra con Prc, Si, Pap e molte liste di cittadinanza, si sono presentati con una serie di azzeccati candidati della «vita reale», quella di tutti i giorni sempre più difficile per molti, i sondaggi li danno al 5-6%. Tra loro Marcello Gostinelli, operaio Fiom cassintegrato Bekaert, l’economista Anna Pettini, la ricercatrice Ilaria Agostini, e un antico Pci docg come l’inossidabile Renzo Ulivieri, presidente dell’Assoallenatori.

«La questione è da dove si guarda il mondo – ha spiegato proprio Ulivieri -, la sinistra pensa agli ultimi. A me i programmi del Pd e della Lega sono sembrati uguali. Ma faccio l’allenatore e voglio essere magnanimo: Giani, che è anche un mio parente alla lontana, è comunque un profilo eclettico e lo farei giocare. La Ceccardi no, non giocherebbe: sono partigiano. Fattori invece sì, centrocampo con velleità da trequartista. Ha fatto bene l’opposizione, si è sporcato le mani». Un’opposizione di merito, con l’altro consigliere uscente e ricandidato Paolo Sarti, sulle grandi opere infrastrutturali inutili o dannose come l’aeroporto intercontinentale di Firenze, i nuovi inceneritori, la privatizzazione crescente di una sanità affidata alla braccio destro di Matteo Renzi, Stefania Saccardi. Un consumo del territorio che ha comportato il lento sabotaggio della legge Marson sul paesaggio, e una ripubblicizzazione dell’acqua rinviata alle calende greche.

UN ALTRO GRANDE VECCHIO ex Pci come Sergio Staino ammonisce: «Al Pd sta mancando il coraggio e l’iniziativa. E anche se non credo perderemo, questo sarà un problema in Toscana». Perché per Eugenio Giani i problemi arriveranno dopo, ricorda la Cgil: «Per il Covid-19 si rischiano dai 50mila ai 100mila posti di lavoro». E se nella crisi del 2009 la Toscana si difese con turismo ed export, ora questi sono fra i settori più colpiti. Sulle difficoltà delle città d’arte nella «ripartenza», Firenze ma anche Pisa, Siena e Lucca, ha messo una pezza Dario Franceschini, con i 500 milioni destinati alle attività commerciali di 29 centri storici. Ma sul resto, a partire dalle crisi industriali (Acciaierie di Piombino, Bekaert, le tante Pmi che fanno poca notizia ma che connotano il sistema toscano), ci sarà da lavorare.