In campagna elettorale per il voto in Sicilia, Salvini s’era accodato ai 5 Stelle nella crociata contro gli «impresentabili» nelle liste di Forza Italia, suo alleato peraltro. Ora il leader della Lega si ritrova con un’intera classe dirigente indagata e accusata di reati pesanti: voto di scambio e attentato ai diritti politici del cittadino. Un terremoto giudiziario e politico che colpisce il Carroccio nel momento topico delle consultazioni al Quirinale.

Nell’indagine della Procura di Termini Imerese, partita da un esposto anonimo e che si basa su una serie di intercettazioni, sono finiti i due coordinatori della Lega, Alessandro Pagano, eletto alla Camera, e Angelo Attaguile, candidato sindaco a Catania. Nell’ordinanza firmata dal gip i due vengono definiti gli «istigatori» del sistema che avrebbe tra i protagonisti, secondo l’accusa, un altro big leghista: l’avvocato Salvino Caputo, arrestato e sottoposto ai domiciliari. Politico di lungo corso con quattro legislatura alle spalle e due volte sindaco a Monreale, Caputo è un nome noto della nomenclatura in Sicilia con trascorsi in vari partiti: Msi, An, Pdl e Forza Italia. Salvini affidò a lui il coordinamento della campagna elettorale a Palermo, tra i maldipancia di altre anime leghiste. Il suo nome è legato alla prima applicazione della legge Severino nell’isola: fu il primo deputato regionale dichiarato decaduto dall’Assemblea siciliana, nel 2013, perché condannato in via definitiva per tentativo di abuso d’ufficio. Proprio per quella macchia nel suo casellario giudiziario, la Lega preferì non candidarlo alle regionali, anche perché nel frattempo era arrivata la conferma della sua incandidabilità.

Ma per non disperdere il potenziale pacchetto di voti dell’avvocato, quantificato in circa 7-8 mila preferenze, Pagano e Attaguile, secondo gli inquirenti, suggerirono l’escamotage. Al suo posto sarebbe stato candidato il figlio ma nei volantini sarebbe comparso solo il cognome con la scritta «detto Salvino»; alla fine in lista finì il fratello di Salvino Caputo, Mario, che però non è stato eletto e anche lui è stato arrestato con l’accusa di voto di scambio.
La Lega alle regionali è riuscita a superare lo sbarramento del 5% e a eleggere per la prima volta un deputato all’Assemblea siciliana: si tratta dell’ex autonomista del Mpa Tony Rizzotto, che qualche giorno dopo il voto ha ricevuto un avviso di garanzia per appropriazione indebita nell’ambito di un’altra inchiesta, condotta dalla Procura di Palermo su un ente di formazione.

I carabinieri, che hanno condotto le indagini su delega della Procura, avrebbero accertato 12 episodi di compravendita di voti: promesse di posti di lavoro e altri favoritismi in cambio del voto ai candidati leghisti. Tra gli arrestati c’è Benito Vercio, 62 anni, indicato dagli inquirenti come il «procacciatore», mentre risultano indagati l’assessore comunale alla Pubblica istruzione di Termini Imerese Loredana Bellavia, il consigliere comunale Michele Galioto e dipendenti comunali fra i quali Agostino Rio, bibliotecario arrestato nei mesi scorsi con l’accusa di assenteismo.
Pagano e Attaguile oggi saranno a Roma. Salvini li ha convocati per avere chiarimenti. In molti invocano il commissariamento del partito nell’isola. L’inchiesta probabilmente mette una pietra sopra sulle velleità della Lega in pressing, da settimane, sul governatore Nello Musumeci, per un rimpasto in giunta dopo il risultato delle politiche.

Allarga le braccia Giancarlo Giorgetti, capogruppo alla Camera: «Sono deluso e amareggiato, la magistratura faccia il suo lavoro, ma sono errori di cui far tesoro per non ripeterli in futuro». L’errore sarebbe quello di avere imbarcato riciclati e vecchi volponi politici nel nuovo Carroccio di Salvini, che guarda al Sud.