È piovuto durante la notte e per tutta la giornata di ieri in molte delle zone colpite dall’alluvione di lunedì scorso. Fortunatamente la pioggia non ha creato altri problemi, anche se nella persone rimane forte la paura. Dopo la visita l’altro ieri del ministro delle infrastrutture, Maurizio Lupi, ieri pomeriggio è arrivato a Olbia il ministro dell’ambiente, Andrea Orlando, che ha incontrato i sindaci galluresi, prima dei sopralluoghi in programma oggi nelle zone più colpite.

Sono riprese, intanto, le ricerche dell’ultima persona ancora dispersa, l’allevatore trascinato via dalla corrente fra Bitti e Onanì, nel Nuorese. Così come proseguono gli interventi per liberare case e strade dal fango e dai detriti.

Sono 60 i comuni della Sardegna colpiti dall’alluvione. Il numero è stato ufficializzato in una ordinanza emessa dal commissario Giorgio Cicalò delegato per l’emergenza. Olbia, la città più colpita, dove ieri la temperatura ieri è scesa sotto i dieci gradi e, in mattinata, è ritornata la pioggia. I mezzi dell’esercito sono impegnati a liberare le zone disastrate dal materiale che le famiglie alluvionate hanno depositato all’esterno delle case allagate. Montagne di mobili, elettrodomestici, arredi, oggetti, suppellettili che vengono raccolte con le pale meccaniche, accumulate e quindi depositate nei punti di raccolta temporanei allestiti in alcune aree scelte dalla protezione civile. Un lavorio continuo, con un numero sempre crescente di volontari che si mettono a disposizione. In particolare, i ragazzi e gli studenti della città, mobilitati fin dall’inizio. Il loro è un porta a porta incessante. Offrono braccia per spalare il fango e portare via le cose danneggiate, distribuiscono tè e caffè caldi, pasti, vestiario e generi di prima necessità prelevandoli dai centri di raccolta dove altri volontari smistano gli aiuti.

Nel pomeriggio, in alcune zone dell’isola ha preso a nevicare. Nel Nuorese diverse strade sono bloccate per frane o per cedimenti strutturali. I disagi maggiori li soffrono i pastori. Molti ovili sono difficilmente raggiungibili per gli effetti dell’alluvione e in varie aziende scarseggiano il fieno e il mangime. Oltre ai tanti animali selvatici trascinati via dalla piena dell’acqua nei giorni scorsi, ora a morire sono anche le bestie rimaste in vita ma prive di cibo e gli agnellini, che nascono proprio in questo periodo dell’anno, molti dei quali non hanno più la madre, annegata.

Sul fronte delle polemiche in merito alle cause del disastro e al funzionamento della macchina dei soccorsi, ieri il sito sardiniapost.it ha ricordato come nell’assetto organizzativo della protezione la Regione Sardegna abbia un ruolo centrale. «Di chi sono – scrive Sardiniapost – le responsabilità della disorganizzazione della protezione civile in Sardegna? Un aiuto a dare una risposta viene dal sito ufficiale della Regione, dove troviamo un documento che spiega prima di tutto chi è il capo: Ugo Cappellacci. Si legge, infatti, che “La Direzione generale della protezione civile, istituita con la legge regionale n. 3 del 7 agosto 2009, è alle dirette dipendenze del presidente della Regione”. Tra le sue funzioni, «c’è quella della “predisposizione dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, sulla base degli indirizzi nazionali”». Una bordata contro il governatore Cappellacci e la giunta di centrodestra. Rafforzata dalle dichiarazioni di Francesca Barracciu, candidata Pd alla guida della Regione alle elezioni del prossimo anno. «Lasciano senza parole – dice Barracciu – le dichiarazioni di Cappellacci a poche ore dal passaggio di Cleopatra sulla nostra isola, che ha causato morte e distruzione avendo trovato terreno fertile nello scempio che nei decenni si è fatto del territorio grazie all’assenza di regole urbanistiche e di tutela ambientale». «Nessuno mette in dubbio che in questo momento bisogna pensare all’emergenza – prosegue Barracciu – ma gli attacchi violenti e scomposti da parte di Cappellacci a chi in Sardegna esprime preoccupazione sullo stato del territorio e sulla necessità di non allentare le tutele e le regole, appare del tutto strumentale, considerato che le stesse preoccupazioni e rilievi sono stati espressi anche da personalità altamente qualificate sul piano tecnico nazionale ed europeo, dall’opinione pubblica non solo sarda e dalla stampa di tutta Europa».