Le indagini procedono ancora nel buio, tra indiscrezioni poi smentite o seccamente ridimensionate dalle autorità egiziane sulle cause del disastro del volo Egyptair da Parigi al Cairo, con a bordo 66 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio, precipitato la scorsa settimana davanti alla costa egiziana. Ieri mattina hanno fatto il giro del mondo le voci, di fonte egiziana, di una probabile esplosione avvenuta a bordo dell’Airbus 320, quindi dell’attentato ipotizzato sin dall’inizio. L’obitorio, hanno detto le fonti, ha esaminato 23 sacchetti con piccoli pezzi di tessuti umani più piccoli di una mano. Dimensioni ridotte che indicherebbero come causa probabile lo scoppio di un ordigno a bordo dell’aereo. Queste voci però sono state smentite qualche ora dopo dal capo del Dipartimento di medicina legale egiziana, Hisham Abdel Hamid. «Tutte le informazioni a questo riguardo sono destituite di fondamento, non hanno nulla a che vedere con la medicina legale e non sono altro che ipotesi non annunciate dai medici legali», ha fatto sapere Abdel Hamid che poi ha chiesto ai mezzi d’informazione «di non pubblicare voci menzognere che danneggiano gli interessi superiori dello Stato e la sicurezza nazionale».

Non sono le prime smentite giunte dalle autorità egiziane. Anche le brusche virate dell’Airbus riferite nel dettaglio dalla Grecia non sono state confermate dal Cairo. «L’aereo è apparso ad un’altezza di 37 mila piedi all’interno dello spazio aereo (greco, ndr) senza alcuna deviazione, poi è scomparso dagli schermi dei radar dopo meno di un minuto», ha dichiarato Ehab Mohieldin, l’amministratore delegato del Nansc, l’Ente nazionale egiziano di servizi per la navigazione aerea. Una versione in aperto contrasto con quella fornita giovedì scorso, subito dpo la tragedia, dal ministro della difesa greco Panos Kammenos, secondo la quale il volo Egyptair «ha compiuto brusche virate e una discesa: 90 gradi a sinistra e poi 360 gradi a destra». Kammenos aveva anche parlato di una violenta perdita di quota del velivolo di 6.700 metri (da 37.000 a 15.000 piedi), di cui invece gli egiziani non parlano. In ogni caso oggi la Grecia comincerà a consegnare alle autorità egiziane i dati in suo possesso, incluso il tracciamento radar nello spazio aereo greco e i dialoghi con i controllori di volo, insistendo comunque sulla versione data dal ministro Kammenos.

L’impressione è che il Cairo voglia raffreddare la pista dell’attentato, almeno per il momento, forse per non danneggiare ulteriormente il settore del turismo già colpito duramente dall’abbattimento lo scorso anno, nel cielo del Sinai, di un aereo civile russo da parte dell’Isis (olre 200 i morti). A questo punto, per avere le risposte che tutti aspettano, si spera nella rapida localizzazione delle scatole nere da parte del sottomarino-robot egiziano nel fondale in cui si sta cercando il relitto. Navi della marina militare egiziana battono la zona con la partecipazione di unità francesi. Nelle ricerche sono coinvolti anche aerei francesi e greci.