La Volante Rossa di Carlo Guerriero e Fausto Rondinelli è un libro che ricostruisce la storia di questa organizzazione operante a Milano e dintorni nell’immediato dopoguerra (4 Punte Edizioni, pp.176, euro 18, prima edizione Datanews, 1996). Il saggio è uscito nelle librerie a venticinque anni dalla prima edizione, rivisto e aggiornato per proporre una riflessione collettiva non solo sulla Volante Rossa ma sulla Resistenza.

LA PREFAZIONE è firmata da Massimo Recchioni, già autore di due saggi dedicati ad altrettante figure di spicco della Volante e di altri lavori di argomento resistenziale. Scrive Recchioni che di questa storia, in Italia, non si sono occupati in molti. Perché? I motivi a suo giudizio sono svariati: primo fra tutti, probabilmente «l’atmosfera omertosa nella quale quella storia è stata rinchiusa. Non capendo fino in fondo che, nascondendo gli effetti, in realtà si nascondevano le cause».
Il prefatore aggiunge che «si è preferito – ed è stato assai più facile – criminalizzare alcuni episodi (commessi da uomini della Volante rossa, ndr), invece che analizzare profondamente le motivazioni che li avevano scatenati».
E di analisi corretta e accurata c’è bisogno per capire o avere un’idea più chiara e consapevole di vicende che fanno parte della storia del nostro paese e che, come quella della VR, sono unicamente oggetto di giudizi formulati senza alcuna contestualizzazione. Ce n’è bisogno soprattutto in questo clima revisionista che offende la memoria della Resistenza e vorrebbe mescolare le carte della Storia.

IL SAGGIO SI COMPONE di tre capitoli che ricostruiscono le tappe del percorso effettuato dalla Volante, il processo da essa subito e il contesto. I fatti si svolgono in un’Italia messa in ginocchio da vent’anni di regime fascista e da un conflitto disastroso che vede, la medesima, sconfitta e devastata materialmente e forse, soprattutto, moralmente. L’Italia di allora ha bisogno di un’immane opera di ricostruzione e di rinnovamento sociale e politico. È il momento di dar luogo a uno sforzo corale per raggiungere questo obiettivo, ma il paese è diviso: da una parte la spinta verso la trasformazione, dall’altra la sempre più pressante e diffusa paura di qualsiasi ipotesi di cambiamento, forse soprattutto a Sud.
Si vuole voltare pagina e lasciarsi alle spalle le sofferenze della guerra, ma chi nutre fiducia nella definitiva messa al bando del fascismo si dovrà scontrare con una sanatoria che provocherà l’indignazione del movimento partigiano.

NEL CAPITOLO dedicato al processo, gli autori citano Luigi Longo che «polemizza aspramente sul fatto che nelle carceri non si trovino quasi più criminali fascisti ma che esse si siano invece riempite di partigiani accusati, con cavilli e prove inconsistenti, di aver compiuto reati comuni nel contesto della loro lotta contro i nazifascisti». La stessa amnistia Togliatti, concepita in nome della pacificazione nazionale, provoca vibranti proteste nel mondo dell’associazionismo partigiano e una frattura fra la base del Pci e il suo segretario. È un contesto esplosivo in cui maturano le iniziative di membri della VR che decidono di rendere giustizia alle vittime del fascismo colpendo ex delatori e figure compromesse a vario titolo col passato regime e complici di delitti che le autorità del dopoguerra vorrebbero far dimenticare sempre in nome della «pacificazione nazionale».
Siamo nei tardi anni Quaranta, e per la VR e per altri partigiani l’opera della Resistenza non è stata completata, ma deve continuare per combattere un fascismo sotterraneo che spesso si presenta sotto mentite spoglie. È passato del tempo e ancora ci ritroviamo a dover difendere la Resistenza e farne capire ragioni e diramazioni. Un libro come questo può essere un buon affondo.