Un anno fa è stata presentata alla Camera la proposta di legge sulla ripubblicizzazione delle risorse idriche, a firma 5S, ma l’iter è bloccato: «Il 25 marzo doveva approdare in aula, poi lunedì scorso – spiega padre Alex Zanotelli a nome del Forum dei Movimenti per l’Acqua Pubblica – si è messa in moto la macchina che vuole proteggere le multiutility, che piacciono alla Lega ma anche al Pd». Il Carroccio ha pronti più di 230 emendamenti per seppellirla. Intanto sulla stampa girano studi che quantificano i costi per il rientro dell’acqua nel perimetro pubblico in oltre 15 miliardi. «Queste previsioni – prosegue Zanotelli – vengono utilizzate per fermare la legge, si dice infatti che non ci sono le coperture».

Per smontare questa narrazione, il forum ha commissionato uno studio a Remo Valsecchi (commercialista, revisore legale e consulente del lavoro). Oggi pomeriggio sarà a Napoli all’Ex Asilo Filangieri per presentarlo con Paolo Carsetti, Costanza Boccardi, Giuseppe Grauso e lo stesso Zanotelli. Lo studio spiega che in Commissione Ambiente Utilitalia, l’associazione che raggruppa i privati, ha sostenuto che la pubblicizzazione comporterebbe un esborso di circa 15 miliardi per acquisire le quote dei privati e «per ripagare lo stock di debito contratto con banche e cittadini, se questi ultimi richiedessero il rimborso». Ulteriori miliardi, dicono, occorrerebbero per gli indennizzi ai gestori uscenti e per la rinegoziazione dei finanziamenti già contratti per gli investimenti. Infine prevedono uscite per circa 7 miliardi all’anno per finanziare gli investimenti.

«Questi dati – spiega Valsecchi – sono evidenti falsificazioni. Il costo una tantum per la pubblicizzazione è solo quello relativo all’acquisizione delle quote societarie detenute da soggetti privati e non per le quote in mano al pubblico. Inoltre, il rimborso dell’attuale stock di debito e la rinegoziazione dei finanziamenti già contratti non hanno alcuna ragione di essere a meno che non ci sia una volontà di ’sciopero politico’ da parte delle banche». E neppure i gestori uscenti potrebbero chiedere un indennizzo: «Si passerebbe per l’acquisizione a prezzi di mercato delle loro quote».
Rimane, dunque, solo quest’ultima voce di costo che Valsecchi stima attorno a 2 miliardi: «A questa cifra arriviamo considerando la capitalizzazione di Borsa delle grandi multiutility (Acea, Hera, Iren, A2A) sapendo che in esse la partecipazione privata si attesta a circa il 50% e che il ramo idrico assomma a circa un quarto del valore delle stesse, per un costo stimato di circa 1,6 miliardi». E dove trovare i 2 miliardi? «Un esborso una tantum risolvibile con un intervento di Cassa depositi e prestiti». Il tema investimenti non è un problema: «Tutto è garantito nelle tariffe. I privati ricorrono invece all’indebitamento. Agli utenti questo meccanismo costa sia per gli interessi passivi che per gli utili che vengono prodotti e distribuiti».