Dopo voci e smentite che si si sono rincorse per oltre un anno, è arrivato il giorno dell’accordo tra Mediaset e il gruppo francese Vivendi che insieme danno vita a una partnership. Un’intesa pesante che si rifletterà nell’immediato futuro attraverso rimescolamenti nelle strategie media televisive, coinvolgendo Sky e i nuovi competitor dello «streaming» come Netflix. Gli accordi – così si legge in una nota del gruppo francese, prevedono che il 3,5% del capitale di Vivendi sarà scambiato con il 3,5% del capitale di Mediaset e il 100% del capitale di Mediaset Premium, la pay tv del Biscione (dall’ingombrante deficit di 88 milioni di euro, frutto anche del pesante esborso per assicurarsi nell’estate 2015 l’esclusiva della Premier League…) diventa a tutti gli effetti «francese».

Operazione importante che vede il colosso transalpino rafforzare pesantemente la sua presa sul mondo delle pay tv, creando una platea complessiva di 13 milioni di abbonati. L’avanzata del gruppo guidato da Vincent Bolloré – che dal 2012 ha deciso di concentrare le attività del Gruppo su media e contenuti – sembra inarrestabile, combattuta a colpi di accordi con la concorrenza su scala europea. E non solo. Operazioni che hanno permesso anche l’ingresso nel capitale di Telecom Italia (2015), con una quota complessiva del 24,9%.

L’intesa comprende inoltre «iniziative per la produzione e la distribuzione in comune di contenuti audiovisivi e la creazione di una piattaforma tv globale «over-the-top» La finalizzazione di quest’accordo, che dovrebbe completarsi nei prossimi mesi, è soggetta all’approvazione delle autorità competenti. «Avevamo avuto un’offerta da un concorrente satellitare di Premium (chiaramente Sky, rumours già emersi negli scorsi mesi…), – spiega il vice presidente e ad di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi – chiaramente in termini di opportunità strategica questa è l’opzione che abbiamo ritenuto molto, molto migliore». Nell’accordo il canale pay Mediaset viene valorizzato complessivamente di circa 756 milioni di euro.

Ma non si tratta solo di un deciso investimento finanziario, è anche un progetto strategico e industriale. «Lo dico, non solo, perché Sky per una volta si troverà un concorrente e questa cosa vale non solo per il mercato della tv ma per l’Italia in generale», aggiunge Pier Silvio Berlusconi. «Noi rimarremo in gioco nella pay» perché continueremo – prosegue il vicepresidente di Mediaset – a essere produttori ed editori dei canali: è un’attività che vorremmo provare a fare in maniera più convinta». Secondo alcuni osservatori, l’accordo è il primo passo verso la scalata di Vivendi a Mediaset. Più che il canale pay, farebbero infatti gola le tv generaliste di Cologno Monzese e i loro ricchi accordi pubblicitari.

È il primo atto della sfida di Vivendi – che oltre alla quota in Telecom, possiede già la pay tv francese Canal + e in molti lo danno interessato a muoversi anche nei paesi latinamericani, a Sky Europe, al momento il più forte concorrente con 21 milioni di famiglie abbonate. Ma l’intesa tra il gruppo francese e Mediaset non trascura la minaccia rappresentata da Netflix e dei nuovi competitor dello streaming, e prevederebbe la creazione di una piattaforma in cui confluirebbero i servizi streaming di Infinity Italia, Infinity Espana e e del servizio Watcher. Solo l’inizio di una lunga e logorante battaglia.