Nel placido Trentino è stata un estate-autunno molto caldo. Oltre ai 174 dipendenti della Sicor (motori per ascensori) che dal 20 luglio hanno iniziato la loro battaglia contro la nuova proprietà spagnola che aveva deciso di disdettare la contrattazione aziendale tagliando 14esima e premio di risultato nonostante risultati positivi nel 2019, tutta la vallata di Rovereto si è mobilitata capendo che se il «modello Marchionne» proposto fosse passato alla Sicor poi sarebbe toccato a tutti rinunciare al contratto nazionale. La battaglia si è chiusa lunedì con la pronuncia del tribunale del lavoro di Rovereto e una vittoria tutta femminile.
La Fiom, assistita dalle avvocate Emilia Recchi, Elena Poli e Lorenza Cescatti ha denunciato la Sicor per comportamento antisindacale. Il giudice Michele Cuccaro ha ordinato all’azienda sia di applicare il contratto nazionale metalmeccanici e di ripristinare i contratti aziendali. Il comportamento dell’azienda è stato lesivo dell’immagine della Fiom tanto che il tribunale ha ordinato di affiggere la sentenza dentro lo stabilimento. Il giudice ha definito «sospetta la modalità temporale della disdetta»: il giorno dopo la vittoria Fiom nelle elezioni per le Rsu. «Abbiamo vinto una battaglia importante che confidiamo riconduca Sicor a corrette relazioni sindacali», dicono la segretaria regionale Manuela Terragnolo e Aura Caraba.