Nel romanzo Randagi di Marco Amerighi, edito da Bollati Boringhieri (pp. 400, euro 18), si fa esperienza di una particolare accezione di ritmo. Non si tratta solo di quello del periodare, che scorre liscio, ma di quello delle emozioni. La lettura di questa storia permette di muoversi tra la comicità, l’assurdo, la paura, la violenza, il dolore, e fa vivere l’esperienza rara di ridere e piangere, diverse volte, attraversando le pagine. L’accesso a questa varietà sensoriale avviene senza il ricorso a orpelli stilistici o narrativi, Amerighi racconta delle storie: quella di Pietro e della sua famiglia, della maledizione degli uomini che la compongono e poi quelle delle personagge e dei personaggi che il ragazzo incontra. Si tratta di vicende che hanno in comune un unico dato: sono tutti esempi di quanto l’esistenza possa essere irrimediabilmente spiazzante.
Dora, la giovane che Pietro incontra e di cui si innamora a Madrid, cerca di sopravvivere al suicidio del proprio padre, senza mai arrivare a comprendere neanche lontanamente le ragioni che lo hanno condotto a lanciarsi da un ponte. Laurent, il coinquilino, era una promessa del surf, fino a che un incidente lo ha spinto fuori dall’acqua e proprio come se fosse un pesce, il ragazzo è incapace di tenere i piedi per terra.

L’EROE, il personaggio fuori scala, è Tommaso, il fratello maggiore di Pietro, l’unica persona a cui il protagonista dia ascolto, che sembra toccato dagli dei. Tommaso eccelle in qualsiasi sport si cimenti, poi negli studi e finisce a fare il ricercatore alla Columbia University. Tra i due c’è un sodalizio che non può esistere altrove, se non nella fratellanza, nella provenienza e sopravvivenza agli stessi genitori.
Si potrebbe, infatti, facilmente definire Randagi un romanzo famigliare: Amerighi decide di far sorgere la storia a partire da aneddoti che raccontano di come gli antenati maschi di Pietro, dal padre al bisnonno, siano tutti a un certo punto scomparsi, per periodi più o meno lunghi, rientrando senza dare la minima spiegazione. Il padre di Pietro e Tommaso non fa eccezione, anzi, nel testo il figlio si rivolge a lui con l’appellativo di «Mutilo», perché quando tornò dopo mesi lontani non si sa dove, lo fece con una mano monca. Una delle grandi prove per Pietro sarà accettare questo babbo pericoloso e sostenere il peso tremendo di assomigliargli molto, cosa che ovviamente sarà possibile solo quando il ragazzo, a ventotto anni, si renderà conto di essere stato molto amato da Berto, il Mutilo.

L’INTERESSE nel romanzo di Amerighi deriva dalla ricerca di un equilibrio tra il verosimile e il sensazionale, che rappresenta la sfida di questo testo e che incontra il desiderio di lettrici e lettori di confrontarsi con un altrove, che se non è fantastico, neanche coincide con l’aridità del reale. Per esempio può succedere, come accade a Pietro, di avere un incidente in auto o di essere aggrediti da due balordi violenti e infami. Ciò che in Randagi precede e segue queste esperienze, invece, è romanzesco: la ragione per la quale Dora si ritrova in Italia, il modo in cui lei e Pietro scampano alla violenza, la descrizione che il ragazzo le fa della città di Pisa o il modo in cui lui evita di pensare a suo fratello. A partire da questo movimento, tra realtà e assoluta finzione, che è l’altalena della narrativa e che costituisce il nerbo del testo, Randagi può essere definito un romanzo d’evasione.
Nel testo spiccano alcune scelte lessicali, prestiti dal toscano e quindi parole dell’italiano aulico, che danno un guizzo a una lingua dalla sintassi molto lineare, al servizio della costruzione di personaggi ben delineati, in alcuni casi eccezionali, come Tiziana, madre di Pietro e Tommaso, moglie del Mutilo ed eroina del testo, una Cassandra paziente e capace di un amore senza confini.

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SCHEDA. Da oggi a domenica a Milano la decima edizione di BookCity

Da oggi a domenica, Milano rianima biblioteche, auditorium, piazze e teatri grazie alla decima edizione di «BookCity», la festa dei libri e della lettura che quest’anno torna in presenza dopo lo streaming forzato del 2020 a causa dell’emergenza sanitaria. Dedicato al tema del «dopo», si svolgeranno 1.400 eventi, con più di 260 sedi; 900 classi coinvolte in 240 progetti BookCity per le Scuole; e ancora 13 le università e accademie milanesi che parteciperanno con oltre 140 iniziative. La manifestazione, dopo una serie di incontri online che hanno segnato le settimane precedenti, si apre questa sera al Teatro Dal Verme alle 20 con lo scrittore franco-libanese Amin Maalouf. Il titolo: «Riannodare volontà e ragione». Insieme a lui ci saranno Nuccio Ordine, Paolo Giordano, Carmen Yáñez. Conduce la serata Marianna Aprile.