Scrivere una raccolta di racconti significa prima di tutto confrontarsi con la difficoltà di narrare l’opacità della vita ordinaria: si tratta di una prova a cui sono chiamati anche le romanziere e i romanzieri, ma nel caso di storie brevi la sfida si fa più complessa: non c’è lo spazio per familiarizzare con i protagonisti.
La lettura equivale allora a una breve visita, un’incursione nella vita dei personaggi e delle personagge, per questo motivo l’importanza della scrittura, della misura e della sua accuratezza, aumenta. Nel caso della raccolta di Francesca Marciano Animal Spirit, edita da Mondadori (pp. 216, euro 18), la questione della lingua è ancora più avventurosa, considerando che l’autrice ha scritto i testi che compongono la silloge in inglese e poi li ha tradotti lei stessa in italiano.

TRE DELLE SEI STORIETerra indiana, Seconda Chiamata e Potrebbero esserci spargimenti di sangue – sono ambientate tra gli Stati Uniti e l’Italia. In Terra indiana Sara sta mangiando una pizza con suo marito quando riceve la telefonata di Daphne, la nuova fiamma del suo ex, che la avverte che Teo ha avuto una crisi psicotica ed è scappato in New Mexico. In nome di uno di quegli amori di cui non si capiscono le ragioni, che sono nati in barba a ogni logica, Sara decide di raggiungere quell’uomo con cui aveva trascorso anni di passione e fraintendimenti, per cercare di convincerlo ad assumere la terapia.
Qui, nel racconto della frustrazione e della sofferenza che accompagnano la malattia mentale, si staglia solo il passaggio poderoso e fulmineo di una mandria di alci – il titolo Animal spirit rimanda, infatti, in tutti i racconti alla presenza, più o meno significativa, di un animale -, che sfiorano Sara quando, dopo vari giorni di tentativi, è riuscita a somministrare a Teo i farmaci che lo stanno rendendo innocuo e irrimediabilmente infelice.
In Potrebbero esserci spargimenti di sangue prima i gabbiani e poi i due falchi Queen e Darko sono indispensabili per dare corpo alla storia e un senso alla scelta di Diana. La donna ha deciso di recarsi a Roma per qualche mese, lasciando New York e suo marito, che l’ha nuovamente tradita, per dedicarsi finalmente alla scrittura del romanzo che rimanda da anni.

ARRIVATA NELLA CAPITALE, in un appartamento sontuoso nei pressi di piazza Navona, le viene intimato di non uscire in terrazza dove i gabbiani stanno covando: per aver contravvenuto a questa regola l’ospite che l’ha preceduta è finito in ospedale. A Roma, Diana si rende conto che il suo matrimonio è agonizzante e capisce anche che la sua scrittura è di poco valore: a dare un senso a questa fase della sua esistenza resta solo la lotta contro i gabbiani. La intraprende con l’aiuto del falconiere Ivo e dei suoi rapaci, attraverso i quali la protagonista riscopre il gusto e l’importanza della ferocia.
A caratterizzare i racconti di Marciano è la totale assenza di sensazionalismo, per la precisione i personaggi e le personagge nonostante nella maggior parte dei casi abbiano vissuto viaggiando, dal punto di vista interiore fanno solo un minimo spostamento.
È come se l’autrice volesse rappresentare, riuscendoci, che le prove dell’esistenza attraversano, stremano, conducono nella direzione del vento e che le subiamo incapaci di rivoluzione, avendo come unica possibilità un impercettibile moto di consapevolezza.