Ipnotica, bellissima e con un’idea ben precisa di musica e etica artistica. Non chiedete rivoluzioni a Lana del Rey, vi deluderà. Ma se siete alla ricerca di canzoni con la c maiuscola, melodie senza tempo in un viaggio nell’America fra jazz, pop, country, sarete accontentati. Il nuovo album non cambia di una virgola – se non per titolo e immagine di copertina, – l’impianto di Norman Fucking Farewell. I pezzi seguono quasi un marchio di fabbrica; suoni ovattati, un pianoforte in primo piano e la voce sognante che spesso e volentieri è poco più di un ammaliante sussurro. Le scrive tutte lei insieme a Jack Antonoff con la sola eccezione di una splendida ripresa di un pezzo di Joni Mitchell (a proposito di muse ispiratrici…) che chiude il disco, cantata in collaborazione con Zella day e Weyes Blood: For free. Il capolavoro è Breaking up slowly – duetto insieme a una giovane country singer Nikki Lane: una storia che solo il talento di Lana riesce a trasformare in musica. Si ispira infatti alla tragica figura di Tammy Wynette, una diva del country morta prematuramente a 55 anni dopo un calvario di decine di interventi e un vissuto «privato» altrettanto cupo e drammatico.