Perché siamo venuti da scuola fino qui? Sapete dove siamo?
«Siamo al Cantone». «Siamo dietro l’ufficio postale». «Questo è un monumento. Cioè, una tomba. Perché è di marmo». «Quelle sono le foto dei morti». «Sono stati uccisi». «Mio nonno ha detto che qui una volta c’era un ponte, c’era un torrente, per questo si chiama Ponte Cantone». «Io delle volte sono passato di qui con i miei genitori ma non so bene cosa è». «Abbiamo visto i nomi e le foto
dei ribelli, dei morti». «Sono morti perché volevano la libertà. Sono stati uccidi dai fascisti nazisti».
Chi erano e da dove venivano?
«Erano giovani: venti, diciassette anni. Venivano da diversi paesi dell’ Italia: Parma, Piacenza, Napoli”. “Molti erano di Parma». «Erano dei ragazzi. Erano tutti maschi». «Le foto sono in bianco e nero, perciò erano di tanto tempo fa
«Questa è la lapide dei ragazzi fucilati il 2 Febbraio del 1945» Provate a leggere quello che c’è scritto vicino alle foto.
«A me dispiace che sono morti così giovani». «Ci sono i nomi dei paesi: Salsomaggiore, Parma… Non so, forse erano di Calerno ma sono nati in altri paesi, come me che sono nato a Montecchio». «Ce ne era anche uno di Napoli».
Perché sono stati uccisi? E da chi?
«Sono morti perché erano ribelli. Volevano ragionare con la loro testa». «Li hanno uccisi perché loro credevano nella pace e nella libertà». «Non volevano che comandasse un solo re, ma un po’ tutti quanti». Però anche loro hanno sparato, hanno fatto la guerra… «Ma loro per difendersi, perché volevano la libertà e la pace. Non la guerra come i fascisti».
Perché questo monumento è qui? Perché questa tomba non è nel cimitero?
«Forse non esistevano ancora i cimiteri». «Perché così tutta la gente che passa e vede questa lapide». «Per prendere esempio da loro». «Perché loro sono morti tutti insieme, per una grande tomba non c’era posto nel cimitero». «Così se uno va alla posta per spedire una lettera, si ricorda che sono morti».
Quest’anno studieremo insieme la storia dei morti di Ponte Cantone. Chi la conosce già?
«Li hanno presi di notte. Uno però ha fatto finta di morire, mi pare. Ma dopo hanno ucciso anche lui. Me l’ha detto mia mamma». «Anche mia mamma mi ha detto che mancava un morto».
Avete letto quello che c’è scritto sulla lapide? Sapete dire cosa vuol dire?
«E’ come un ringraziamento, perché loro erano dei ragazzi bravi». «E un ricordo. Poi c’è la data. L’anno in cui sono morti». «Ci sono parole antiche, di tanto tempo fa». «E’ come una preghiera». «Non è una preghiera!». «E’ un modo per ricordare che loro sono esistiti».
Come vi sembrano le loro foto?
«Avevano dei vestiti vecchi, antichi». «Avevano una faccia seria». «Avevano i capelli tagliati in modo diverso, non moderno». «Mio nonno mi ha detto che sono stati i tedeschi a ucciderli, perché quando c’era la guerra i tedeschi erano i nostri nemici». «No, erano degli altri italiani. Loro si chiamavano fascisti». «Li hanno uccisi tutti insieme». «Io ho contato le foto: erano venti».
Nei prossimi mesi cercheremo di saperne di più su questa storia. Adesso andiamo da un’altra parte. Sapete cosa sono questi? C’erano proprio all’epoca in cui sono morti quei ragazzi.
«Due botti di ferro». «Per il latte». «Mettevano il latte qui e poi lo portavano al caseificio».
«E questo cosa è?». «Un aratro. Un contadino si metteva qui dove c’è il manubrio e poi spingeva».
«Ma lì davanti, dove ci sono le catene, si attaccava una mucca, un bue, era lui che tirava l’aratro». «Adesso non lo usano più perché ci sono i trattori per fare queste cose!».