Ancora prima del Coronavirus eravamo il popolo europeo che consumava il maggior quantitativo di disinfettanti, il virus ha fatto schizzare ancora più in alto il consumo di questi prodotti. «In alcuni casi, però, il tentativo di fermare il virus ha indotto comportamenti pericolosi», sottolinea il Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda (Milano), per la diagnosi e il trattamento di intossicazioni acute. Con una nota diffusa il 24 marzo: «Dall’inizio dell’emergenza, infatti, le richieste di consulenza per intossicazione da disinfettati sono aumentate del 65%, e fino al 135% nella fascia di età inferiore ai 5 anni».

Il dottor Marcello Ferruzzi, responsabile del Centro Antiveleni, si raccomanda: «In caso di intossicazione evitare di indurre il vomito, dare liquido o altro, non correre dal medico o in ospedale, per non sovraccaricare il sistema ospedaliero, e soprattutto per non rischiare di contagiarsi da Covid. La maggior parte delle intossicazioni si cura a domicilio, spesso unicamente seguendo telefonicamente i nostri consigli (02- 661010 29) numero valido da tutta Italia».

GLI ATTEGGIAMENTI PERICOLOSI, NOTATI dal Centro Antiveleno, sono diversi. C’è chi imbeve le mascherine con quantità eccessive e poi le indossa, inalando un elevato dosaggio di sostanze chimiche, ma non solo. «Il problema è l’uso scorretto di questi prodotti, che siano commerciali o fai da te», spiega il dottor Ferruzzi. «Raccomandiamo di non lasciare boccette di disinfettanti o detergenti alla portata dei bambini, che poi li toccano e li mettono in bocca. Il fai da te va bene ma con determinate regole: bisogna sempre etichettare e mettere il prodotto in contenitori ben chiusi. Attenzione anche alla miscelazione incongrua, magari fatta per aumentare la potenza del prodotto, quella che noi scherzando chiamiamo la sindrome della casalinga zelante. Il caso più tipico è mischiare ammoniaca e candeggina che insieme producono una reazione chimica che libera un gas – le clorammine – irritante e dannoso per le vie respiratorie».

A PROPOSITO DELLA CANDEGGINA (o ipoclorito di sodio), il Sistema nazionale protezione ambiente e l’Ispra, in un Documento di indirizzo del 18 marzo 2020, avevano già sottolineato che tale sostanza è «inquinante e potrà nel tempo contaminare le acque di falda, direttamente o attraverso i suoi prodotti di degradazione». Viene di fatto sconsigliato l’utilizzo in grandi quantità, soprattutto per la disinfezione stradale e su larga scala, anche perché «esistono informazioni contrastanti sulla capacità dell’ipoclorito di distruggere il virus su superfici esterne e in aria».

MA COME PREPARARE UN IGIENIZZANTE SICURO in casa? Lucia Cuffaro, (esperta di autoproduzione, scrittrice e co-presidente del Movimento per la Decrescita Felice) e la dottoressa Paola Beria (Chimica e Naturopata) hanno messo a punto una ricetta per un semplice igienizzante per superfici: «Mescolare 750 ml di alcool etilico alimentare a 96° con 250 ml di acqua distillata o bollita, dentro un flacone dosatore spray (pulito e di vetro scuro): l’alcool è infatti un valido disinfettante per via della capacità di ridurre la carica batterica. L’attività antimicrobica dell’alcool deriva dalla sua capacità di alterare la struttura chimica delle proteine e enzimi di virus e batteri. È molto importante tenere questa proporzione, 3 parti di alcol e 1 parte di acqua distillata oppure bollita, filtrata e raffreddata, per avere efficacia, (come consigliano le strutture sanitarie e il Ministero della Salute)».

PER L’IGIENE PERSONALE DEI BAMBINI, Elena Uga, pediatra ACP-gruppo PUMP, consiglia un buon lavaggio delle mani con sapone. «I disinfettanti/igienizzanti per le mani su base alcoolica non sono necessari se si ha disposizione il sapone e l’acqua corrente». La pediatra consiglia inoltre di prestare molta attenzione quando si sceglie un prodotto cosmetico: «Una semplice saponetta ecologica per le mani, uno shampoo (meglio se solido) per i capelli, e una saponetta di marsiglia (grattugiato) con percarbonato, per il lavaggio dei panni, vanno più che bene, in questo modo riduciamo anche i rifiuti e rispettiamo l’ambiente. Attenzione ai derivati petrolchimici che, oltre a inquinare le acque, vengono assorbiti dalla pelle. Bisogna infine evitare prodotti profumati che possono irritare i bambini e anche scatenare crisi d’asma».

ALCUNI TENSIOATTIVI DI CUI DOBBIAMO DIFFIDARE in quanto difficilmente biodegradabili e inquinanti, scrivono Lucia Cuffaro e Elena Tioli nel libro Occhio all’etichetta! Tutto ciò che devi sapere prima di fare la spesa (Gruppo Macro, 2019), sono il Sodium Lauryl Sulfate (SLS) e il Sodium Laureth Sulfate (SLES), derivati dal greggio. I fosfati, usati per migliorare l’efficacia dei tensioattivi, generano l’eutrofizzazione delle acque: in Europa c’è un limite ai composti del fosforo nei detergenti, ma l’aumento esponenziale dell’uso dei detergenti fa in modo che si accumulino nell’ambiente. Nella lunga serie di ingredienti tipici dei prodotti detergenti, c’è anche l’EDTA, un sequestrante che rimette in circolo metalli pesanti (come il mercurio) rendendoli di fatto biodisponibili nelle acque marine ed intossicando quindi la fauna marittima.

Nell’ottobre 2019, un report di European Consumers spiega che il Triclosan e i Parabeni (sostanze antibatteriche) sono ancora presenti in vari dentifrici e detergenti, nonostante varie ricerche scientifiche ne abbiano evidenziato la pericolosità: queste sostanze non solo perturbano la fauna acquatica e i batteri del suolo, con un impatto ambientale a lungo termine, ma portano ad uno squilibrio del sistema immunitario umano, aumentano la resistenza agli antibiotici e disturbano il sistema endocrino.

OLTRE AGLI INCIDENTI DOMESTICI e all’inquinamento, un eccessivo uso dei prodotti disinfettanti può avere quindi effetti negativi sul sistema immunitario. «Già dagli anni ’80 si ipotizzava che l’eccessiva igiene potesse indebolire e confondere il sistema immunitario» – spiega la dottoressa Elena Uga – scatenando allergie o reazioni contro i nostri stessi organi (e da qui le malattie autoimmuni)». Un altro problema sembra essere la minore biodiversità del microbioma occidentale (cioè di tutti quei batteri che popolano il nostro intestino e la nostra cute) e aiutano lo sviluppo del sistema immunitario. «Sono ipotesi da approfondire, ma ci permettono di spiegare molto nell’evoluzione di diverse malattie frequenti nell’ultimo secolo. Sempre più studi inoltre dimostrano come un buon microbioma si sviluppi in chi nasce da parto vaginale, viene allattato e entra a contatto con ambienti naturali e batteri buoni», conclude la pediatra: «Anche in un momento così critico come quello attuale, pur cercando di frenare la diffusione del virus, non dobbiamo farci prendere dall’ansia, eccedendo con l’uso di igienizzanti, detergenti e detersivi che possono inquinare l’ambiente e nuocere alla salute e al futuro dei nostri bambini».