Con una scorza di ironia, saldata alla serietà e complessità dell’impresa, Virgilio Sieni si congeda dal 2019 con un lavoro (fra i più intensi della stagione) che lascia la porta aperta al possibilismo democratico della scaramanzia. Nell’evocativa nudità spaziale di Cango, residenza artistica del coreografo, vanno in scena le Danze contro il malocchio, passo a due di robustissima tempra e fascinosa modulazione, incanalato nella fisicità, feconda e burrascosa, inafferrabile e sontuosa, di Claudia Caldarano e Claudia Catarzi. Innervate dalle impalcature timbriche, percussioni ed elettronica, elaborate dal vivo da Michele Rabbia.

IL PASSAGGIO di energia, e consapevolezza del limite, la trasmissione di potenza da un corpo all’altro, da un rimbalzo atletico all’altro, da una mappatura muscolare all’altra, sono la magnifica ossessione che anima, rimpolpa e dissangua, questo incalzante, fino allo sfinimento e alla trance, dialogo sulla frattura e la discontinuità. Un dialogo strenuo, geometricamente impaginato, che punta sulla configurazione rituale della messa in scena, matrice di abbandoni, espropriazioni, richiami, scontri, assonanze, dissonanze e debiti metafisici.

UN ATLANTE di gesti, via via sempre più estremi, aperto sulla possessione e sui movimenti simbolici della malattia e della guarigione, un campionario antropologico che risale indietro nel tempo con forza sciamanica. Ma che arriva fino a noi nel dualismo della più scottante attualità: accoglienza contro distanza, vicinanza contro distrazione. Un dualismo che Sieni supera in un altro passo a due, Danza cieca, che chiude il festival La democrazia del corpo, elaborato a stretto contatto col danzatore non vedente Giuseppe Comuniello, un bis sulla tattilità, perlustrato dall’elettronica dal vivo di Spartaco Cortesi.