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«Violenza in versi»: condannata poetessa palestinese

«Violenza in versi»: condannata poetessa palestineseLa poetessa palestinese Dareen Tatour – FreeDareenTatour.org

Israele Dovrà scontare una pena carceraria Dareen Tatour, palestinese cittadina israeliana, accusata di incitamento alla violenza e sostegno a organizzazione terroristica per aver usato la parola "martiri" in una poesia

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 4 maggio 2018

«Resisti, mio popolo, resistigli, resisti ai furti dei coloni e segui il corteo dei martiri». Per una corte israeliana questi versi, scritti dalla poetessa palestinese cittadina israeliana Dareen Tatour, equivalgono a incitamento alla violenza e sostegno a organizzazione terroristica. E l’ha condannata alla prigione, guarda caso nella giornata mondiale della libertà di stampa.

La poesia era il sottofondo a un video che mostrava immagini di raid dell’esercito israeliano e lanci di pietre da parte di manifestanti palestinesi, simbolo da decenni della resistenza popolare all’occupazione. Tatour era stata arrestata pochi giorni dopo e posta ai domiciliari. Ieri il verdetto: 52 pagine per dimostrare che citare i «martiri» (in arabo shaheed) è violenza.

A sua difesa è stato chiamato un esperto di lingua araba, Yonatan Mendel: se il martire, ha detto, nella narrativa palestinese è una vittima, in quella israeliana diventa aggressore. Non è servito: dopo la condanna, adesso si attende la pena che può andare da nove mesi a cinque anni. Per una poesia.

 

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